Regione Lazio – Comunità Montane: la trasformazione piace all’Uncem Lazio
“Esprimo grande soddisfazione per l’approvazione delle normative che riguardano le Comunità montane contenute nella legge di Stabilità della Regione Lazio. L’Uncem Lazio si è battuta per dire la sua, per offrire un contributo fattivo e competente nel momento delicatissimo della trasformazione degli Enti montani e non possiamo che ringraziare ora il Presidente Zingaretti, l’Assessore Refrigeri e l’on. Lupi che hanno ascoltato le nostre preoccupazioni e preso in considerazione anche il nostro punto di vista. La Legge di Stabilità pone fine alla lunghissima fase di transizione dei destini delle Comunità Montane e ne traccia un profilo definito, descrive con precisione il percorso da seguire, garantisce un futuro ai territori che hanno bisogno di una governance dedicata e moderna, soprattutto offre la possibilità di rilanciare la sfida dell’impegno speciale che si deve alle aree dai bisogni speciali quali sono quelle montane”. ha esordito il Presidente di Uncem Lazio, Achille Bellucci.
“Con la nuova normativa – ha aggiunto – le Comunità Montane vengono trasformate, in tempi certi, in Unione di Comuni Montani. Le Unioni continueranno a svolgere i servizi ed esercitare le funzioni delle cessate Comunità montane. Fino alla completa trasformazione, alla guida delle UCM, ci saranno dei commissari straordinari liquidatori che saranno nominati entro dieci giorni dall’entrata in vigore della legge. I Commissari saranno gli attuali Presidenti delle Comunità Montane. I Commissari svolgeranno il loro compito a titolo gratuito. Si tratta di un traguardo molto importante, per il quale ci battiamo da tempo, e che tiene conto del concetto di “montanità” che noi dell’Uncem Lazio sosteniamo con forza: la montagna del Lazio è un bene preziosissimo che sconta dei problemi molto seri e altrettanto particolari perché non sono comuni ai territori di pianura e costieri.
I Comuni montani, infatti, – ha spiegato – scontano il dramma dello spopolamento più di tutti gli altri, necessitano di provvedimenti specifici e di presidi dedicati capaci di attuare una particolare azione di tutela del territorio, di salvaguardia delle tradizioni, di protezione dei monumenti artistici e naturalistici, e, non ultima, una socialità che rischia l’estinzione. La puntuale analisi demografica della nostra Regione contenuta nel documento di Economia e Finanza Lazio 2017, che riteniamo essere il dato macroscopico più eloquente, sul quale si sommano gli effetti delle politiche nazionali e regionali, ci dice che la popolazione si è attestata nel 2015 sulle 5.892.000 unità. E’ un dato in aumento e quindi positivo in senso assoluto, ma se analizzato in dettaglio rivela, almeno dal nostro punto di vista, una criticità strutturale, come del resto avviene a livello nazionale: la crisi delle aree interne, delle zone rurali e montane contrassegnate da spopolamento ed invecchiamento. Nel triennio 2013/15 la popolazione è cresciuta di ben 335.000 unità pari al 6% complessivo; ma Roma e la sua provincia, che ospitano il 74% dell’intera popolazione, sono cresciute del 7,5%. Questa tendenza viene confermata per l’anno in corso e gli ultimi rilevamenti danno una popolazione complessiva di 5.925.000 unità destinata a superare i 6 milioni nel prossimo biennio. L’indice di
invecchiamento è pari al 152,1 %, con un incremento annuo del 1,2 % . Una recente analisi sui 251 Comuni sino a 5000 abitanti, la gran parte dei quali montani, ci dice che sono popolati da poco meno di mezzo
milione di abitanti, in continuo invecchiamento e decremento, ma coprono oltre la metà della superficie territoriale regionale. Dal 2015 ad oggi questi Comuni hanno perduto 19.754 abitanti con un tasso
di mortalità inversamente proporzionale alla popolazione: 14,46% nei Comuni sino a 2000 abitanti; 12,43% sino a 5000; 8,25% nei Comuni tra 60.000 e 250.000. Si registra un continuo incremento di residenze
straniere, anche se in calo. Senza abusare in facile retorica, noi riteniamo che nei Comuni cosiddetti piccoli e medi, si custodisca ancora un patrimonio indispensabile di identità, tipicità, eccellenze, che può fare la differenza, sia a livello nazionale che regionale, nell’economia globalizzata in cui operiamo.
Il dialogo aperto, fattivo e efficace con l’amministrazione regionale trae spunto dall’ascolto di tali problematiche per le quali, in precedenza, altri interlocutori avevano dimostrato una sordità colpevole che ha generato non pochi problemi. La riforma degli Enti montani era necessaria, fondamentale ridisegnare i presupposti degli organismi amministrativi, conferire snellezza, lotta allo spreco e contenimento dei costi. Altrettanto necessario però era salvaguardare il concetto di base per il quale a territori speciali quali sono quelli montani occorra dedicare azioni amministrative speciali. Questa era la nostra battaglia e possiamo ora, con soddisfazione, affermare di averla vinta. Ovvio però che questo sia solo il preambolo di un’azione che non può esaurirsi con l’enunciato normativo e che ora la nostra azione sarà quella di collaborare e sorvegliare, affinché il processo di rinnovamento si svolga come nelle intenzioni e tenga conto, con assoluta serietà, delle difficoltà dei piccoli e medi centri della nostra regione e si attivino politiche indirizzate alla loro soluzione. Auspico, in sintesi, che le Unioni di Comuni Montani siano prese come riferimento
per l’azione indispensabile di rilancio dei territori del Lazio di cui ci occupiamo. Ciò anche e soprattutto in considerazione dei processi di revisione della legge Delrio che devono tenere presente come le
Province siano rimaste di rango costituzionale e siano il riferimento della programmazione e il coordinamento, così come intatte sono rimaste le prerogative istituzionali e normative delle Regioni
post-referendum. Un quadro questo che consente di mettere a punto un sistema di governo dei territori efficace ed efficiente sul quale costruire una nuova fase, positiva, del Lazio. Tutto intero”, ha concluso il Presidente di Uncem Lazio, Achille Bellucci