Cassino – Città Martire e di Pace: celebrato il settantatreesimo anniversario della distruzione
Si è svolta questa mattina in Piazza de Gasperi la cerimonia commemorativa del settantatreesimo anniversario della distruzione della città di Cassino, alla presenza del sindaco Carlo Maria D’Alessandro dell’amministrazione comunale, del Prefetto della Provincia di Frosinone, S.E. Emilia Zarrilli, del Questore, Filippo Santarelli, del Vescovo della Diocesi Cassino-Sora-Aquino – Pontecorvo, S.E. Gerardo Antonazzo, del rappresentante dell’Abazia di Montecassino, Don Luigi Di Bussolo, del rettore dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Giovanni Betta, delle principali autorità provinciali e locali delle forze dell’ordine e di numerosissimi sindaci arrivati dai comuni limitrofi.
“Il nostro monte e la nostra città sono ormai diventate un sacrario comune, – ha detto il Sindaco Carlo Maria d’Alessandro nel suo intervento al quale si accostano singole persone, gruppi e associazioni varie e per fortuna financo classi di studenti. Il che vuol dire che la forza dei valori, espressi dal sacrificio dei martiri di Cassino, supera divisioni determinate da appartenenze diverse, da distinzioni di età, per accumunare tutti in un unico sentimento di omaggio e di solidarietà.
Qui cioè trova concreta attuazione quella memoria condivisa, di cui oggi si parla quando si rievocano eventi rilevanti della nostra storia nazionale. Cassino, è divenuto perciò un pezzo di storia e di patria, in cui chiunque si può riconoscere se sente di appartenere alla comunità civile, che esiste e vive proprio in forza dei comuni principi.
Da qualche tempo si è riscoperto il valore di Patria. Valore che per troppo tempo è stato relegato nel limbo delle cose smarrite o dimenticate.
E’ un valore che vorrei raccomandare all’attenzione ed alla meditazione dei giovani, ai quali però devo ricordare che non si tratta di rievocare e far rivivere vecchi e superati nazionalismi faziosi, ostili alle altre patrie, e le ostilità che tante tragedie hanno arrecato alla pacifica convivenza dei popoli. >Si tratta di onorare la terra dei padri, ove siamo nati e siamo cresciuti. La terra che raccoglie i nostri ricordi e le nostre memorie, che costudisce le tombe dei nostri cari e quelle di coloro che per essa sono caduti.
Ed allora mi rivolgo in conclusione a voi ragazzi, che siete compagni di scuola, che ci date un grande insegnamento con la vostra presenza e testimonianza. Cassino città martire e città della pace. La pace si scrive tutte le volte che u poeta o uno scrittore la tratta nelle sue prose. La pace si colora in ogni quadro di ogni pittore che la richiama nelle sue sfumature come fa il maestro Nardone ora nelle sue opere esposte davanti il comune. La pace si suona nelle musiche e nelle note di una canzone che risuoni nelle piazze e nelle strade come con la banda musicale della nostra città. La pace si costruisce creando strutture che ne richiamino il senso vero. La pace si pratica ogni qual volta qualcuno cerchi di portarti su di una strada diversa e tu reagisci trascinandolo con te su un sentiero, difficile, ma che non ha alternative”.
Alla fine del suo discorso il sindaco ha rivolto un augurio ai ragazzi elle scuole della città presenti alla manifestazione: Possa la vostra vita animarsi di passione per il ricordo e la difesa delle vostre radici e della storia delle generazioni passate che, dopo la guerra sono state capace di donarvi la pace”.
Finita la cerimonia il primo cittadino e il Prefetto, insieme alle autorità civili e religiose presenti hanno visitato la mostra dell’artista Alessandro Nardone, proprio sul tema della distruzione e della ricostruzione della città, allestita in piazza De Gasperi. L’assessore alla cultura Nora Noury che ha coordinato le fase organizzativa dell’esposizione ha precisato che “le stupende pitture di Nardone non potevano che fare da sfondo ad una celebrazione importantissima come quella del settantatreesimo anniversario della distruzione di Cassino. Un tocco di arte in un evento molto sentito per la città ci stava benissimo. Grazie alle sue opere abbiamo rivissuto i momenti della devastazione, delle macerie ma anche i primi passi verso la ricostruzione”.