Cassino/Università – Dis-ABILITÀ: il teatro rende uguali. L’aula magna si trasforma in palcoscenico
Cassino, 11 gennaio 2019 – Dopo aver ospitato convegni, lezioni universitarie, proiezioni cinematografiche e concerti, l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale si è trasformata ieri mattina per la prima volta in un palcoscenico, accogliendo il progetto del Cut “dis-ABILITÀ: il teatro rende uguali”. A ricordarlo è stato proprio il Rettore Giovanni Betta che si è detto ben felice di inaugurare il 2019 con l’iniziativa del Centro Universitario Teatrale di Cassino realizzata in collaborazione con il CUDARI (Centro Universitario Diversamente Abili Ricerca Innovazione dell’UNICAS) grazie al contributo della Regione Lazio. Un’atmosfera carica di entusiasmo, soddisfazione ed emozione quella che si è respirata ieri all’UNICAS. Una mattinata all’insegna dello spettacolo con “Guarda chi viene a cena”, una commedia breve tutta da ridere, ideata e portata in scena dopo due mesi di laboratorio multidisciplinare integrato del Cut rivolto a bambini, studenti e diversamente abili. Ma è stata anche una mattinata all’insegna del confronto sul tema della diversità, sul rispetto dell’altro, sulla diffusione della cultura dell’integrazione sociale e sulle possibilità dell’educazione teatrale di elaborare modelli didattici in grado di consentire ai portatori di disabilità di instaurare relazioni significative con se stessi e con gli altri.
L’iniziativa è stata promossa a pieni voti da tutti i presenti con applausi e parole di supporto e ammirazione per il grande lavoro di squadra portato avanti con impegno e dedizione in questi due mesi. A sostenere il progetto realizzato con il CUDARI si è espresso non solo il Rettore Betta, ma anche il sindaco D’Alessandro, il dott. Guido D’Amico della Camera di Commercio di Frosinone e la prof.ssa Elisabetta De Vito direttrice del Dipartimento di Scienze Umane, Sociali e Salute dell’UNICAS. Così come si è sentita altrettanto forte la vicinanza di enti e associazioni presenti sul territorio che da anni collaborano con il Cut. Parole di apprezzamento sono arrivate da Sara Manfuso, presidente dell’associazione per lo sviluppo sociale “#iocosì” di Roma, da sempre attenta e interessata a tutte le iniziative sociali e culturali realizzate dal Cut, e dal medico psichiatra Fabio Marino consulente del Centro Universitario Teatrale. Erano presenti anche tutti gli ospiti e gli operatori della struttura residenziale terapeutica-riabilitativa “Le Palme e gli Oleandri” e del centro socio-educativo “Arcobaleno” gestito dalla Cooperativa sociale “Arca”. Rinnovato sostegno inoltre dai principali sponsor locali, la BPC con il vicepresidente Vincenzo Formisano, la Tekno Progetti Srl con la dott.ssa Ferraro, la Demetra assicurazioni e la cooperativa Arca.
L’evento del Cut presentato dalla giornalista Rita Cacciami ha trovato un pubblico vasto e variegato proveniente dai vari settori coinvolti e attivi sulle tematiche sociali, reso ancor più numeroso dai tanti studenti universitari presenti. Istituzioni, associazioni, enti del territorio ed esperti del settore hanno manifestato la volontà di accogliere e valorizzare iniziative di impegno civile e sociale come quella di ieri che nasce dalla profonda convinzione che la diversità non è sinonimo di “mancanza”. Il Cut ha voluto offrire a tutti i partecipanti del laboratorio la possibilità di utilizzare un canale comunicativo diverso attraverso l’arte e il teatro, obiettivo che rappresenta una sfida importante oltre che un momento di crescita personale significativo. «La persona con disabilità immergendosi nel processo creativo spezza i vincoli imposti dalla società e dalla sua condizione e riscopre aree di libertà e trasformazione fino ad allora inesplorate – ha sottolineato la prof.ssa Rosella Tomassoni, presidente del CUDARI – e il corpo spesso sentito come limite diviene sulla scena una straordinaria risorsa espressiva che schiude nuovi orizzonti di senso e di possibile condivisione». Giorgio Mennoia, direttore artistico del Cut, ha spiegato come «il teatro è un luogo speciale dove è possibile incontrarsi e comunicare entrando più facilmente in sintonia con l’altro, dove ci si mette in gioco sperimentando parti di sé anche sconosciute e dove si è al riparo dal giudizio esterno, spesso motivo di paura e chiusura».
«Sembrava impossibile, ma ce l’abbiamo fatta! – così Pietro Iozzia ha commentato entusiasta la performance che lo ha visto protagonista insieme agli altri giovani attori – in questo progetto e in generale nella nostra compagnia tutto quello che realizziamo, sia per presentarlo al pubblico sia più semplicemente sotto forma di esercizio, è frutto di un lavoro di gruppo, di un minestrone di idee che vede coinvolti tutti e che ci appassiona tanto». Pietro, oltre ad interpretare il ruolo di Gianguido di Bracco Ubaldo, si è occupato anche dell’adattamento in forma drammatica della commedia ideata da tutti i partecipanti al laboratorio teatrale: Carmelina Pinchera, Emanuele Romano, Antonello Romano, Matteo Apruzzese, Guglielmo Landolfi, Roberto Azzoli, Franco Grilli e Antonio Evangelista coadiuvati da Fabiola Forgetta, Alice Mennoia, Leda Panaccione, Paola Spallino, Giulio Marotta, Ilenia Evangelista e Giusy Russo. Il laboratorio teatrale prevedeva esercizi di improvvisazione, linguaggio verbale, non verbale e dello spazio, ma anche scrittura, drammaturgia e musicalità teatrale. Il progetto del Cut non termina qui, sono in programma infatti nelle prossime settimane di gennaio altre repliche: due nella Scuola Media “Conte”, una nell’Istituto Magistrale “Varrone” e l’ultima presso il Piccolo Teatro San Pio di Roma.