#Appuntamentoconlastoria# – I Bunker della Linea Hitler e Sbarramento Senger. Segreti e strategie
Questo terzo appuntamento con la storia è dedicato alle fortificazioni , più comunemente chiamate “bunker” che erano uno degli elementi delle fortificazioni che i Tedeschi realizzarono nella valle del Liri e che costituirono parte della linea difensiva denominata “Linea Hitler” poi ribattezzata “Sbarramento Senger” dal nome del Ten.Generale Frido Von Senger und Utterlin, comandante del XIV Corpo corazzato tedesco, ritenuto uno dei generali più capace nella tattica difensiva, e per questo tali fortificazioni vennero realizzate sotto la sua supervisione.
I lavori per l’allestimento di tale linea di difesa cominciarono sin dal mese di dicembre 1943 e si sapeva consistere in piazzole di cemento armato, fossati anticarro, campi minati, reticolati e sistemi di difesa del tipo “Panzerturm”, che consisteva in una torretta di carro armato situata su una base di cemento che era stata interrata in precedenza..
Le fortificazioni si concentrarono nella pianura sottostante il massiccio di monte Cairo e cominciavano da Piedimonte S. Germano, passavano per Aquino e finivano a Pontecorvo e qui i lavori furono fatti senza risparmiare mezzi e uomini.
La profondità della linea Hitler, vedeva la presenza di ricoveri in calcestruzzo, di casematte e di bunker veri e propri, accanto alle torrette di carri armati, come già detto innanzi, munte del micidiale cannolone da 88 mm, che era un’arma contraerea ma che venne usata anche come cannone controcarro, nonchè di postazioni di cannoni a lunga gittata, come quello che era situato in C.da vetrine nei pressi della vecchia abitazione della famiglia Pretola, abitazione che fu usata dai tedeschi come salmeria..
Particolare attenzione meritano i bunker e le casematte in calcestruzzo, ancora oggi presenti sul territorio comunale, che,, sebbene incompleti, si sono ben conservati dal punto di vista strutturale.
Di essi alcuni erano costituiti da casematte portatili in acciaio dette “granchi corazzati”, i cui resti, al termine del conflitto, furono portati via. I bunker sulla linea Hitler-Senger furono utilizzati come postazioni per pezzi anticarro.
Si trattava di torrette di carri armati “Panther” (Pantera), sistemate su una installazione fissa d’acciaio a forma di cassone, che poggiava su una struttura in calcestruzzo di varie dimensioni, , quasi completamente interrate e cannoni, sistemati su una base fissa in cemento armato e ben nascosti negli anfratti del terreno, denominati “Panzertum”, per i quali erano particolarmente curati il mascheramento e l’adattamento al terreno.
La parte che serviva da ricovero era completamente in acciaio dello spessore di circa 3 centimetri e la sua altezza era di metri 3 e la sua larghezza di metri 5. Aveva come apertura una porta in ferro, chiusa da bulloni e nell’interno poteva ospitare 6 brande a 2 castelli, un cucinino e i servizi.
La dislocazione dei bunker sul terreno era tale da costituire una linea di difensiva insuperabile in quanto venivano sfruttate anche le caratteristiche orografiche del territorio e la loro posizione era tale da poter dominare una fascia di terreno quanto più ampia possibile e anche la distanza tra loro, in alcuni casi misurata in circa 200/300 metri non era casuale, ma rispondeva ad una strategia e tattica difensiva ben precisa.
Un soldato canadese così descriveva l’interno di un bunker ispezionato qualche giorno dopo la conquista di Pontecorvo:
“C’era la torretta di un carro armato Panther MK V, ancorata in una piazzola d’acciaio e di cemento, con il cannone ancora puntato sui tre carri Sherman che aveva distrutto. Dentro la torretta , coperta di mosche e maleodorante, si trovava il cadavere del tenente tedesco che aveva manovrato il pezzo ed era stato colpito in pieno dal proiettile perforante di un quarto carro armato Sherman…Molte cose si potevano vedere. I nastri intatti delle munizioni accanto ai mitraglieri tedeschi morti…le patetiche lettere e le fotografie di cari volti sparse intorno al cadavere di un giovane soldato….”
I bunker e le casamatte furono realizzate a regola d’arte e quelle ancora oggi rimaste, testimoniano l’efficacia del lavoro e la cura posta nella loro realizzazione.
Quelle esistenti sul territorio comunale, in totale abbandono, sono visibili al di fuori del centro urbano, in varie Contrade e precisamente: C.da Querce S. Maria – C.da Vallario-C.da Fontana Merola- C.da Le Cese- C.da Farnete – C:da S. Esdra-Feaz. S. Oliva e si trovano dislocate lungo una direttrice che si snoda da est a ovest, fino alle pendici dei monti Greci, nella frazione di S. Oliva appunto.
Tali fortificazioni conservano ancora il telaio d’acciaio su cui era sistemata la bocca di fuoco ( torretta di carro armato o cannone anticarro).
Sono tutti seminterrati cin un’unica apertura costituita dalla piazzola, di forma circolare, rivestita da un telaio in ferro, su cui era sistemata l’arma da fuoco.
In qualcuno si possono ancora notare, all’interno, le anguste scalette che i soldati dovevano salire per raggiungere la postazione di fuoco oppure si può osservare lo sfiatatoio che permetteva l’aereazione, dal momento che la fortificazione non era dotata di finestre.
L’unico bunker che si presenta aperto è quello ubicato in C.da Querce S. Maria e le condizioni in cui si presenta oggi dopo 70 anni ci permettono di vedere ancora sia l’ingresso, con una piccola scala formata da pochi e stretti gradini, sia il tubo in ferro, collocato all’interno di una delle pareti, che permetteva di aereare il bunker stesso, dal momento che era seminterrato. Infatti il fondo del bunker si trova ad una profondità di metri 1,80 dall’attuale piano di campagna.
Le pareti risultano avere uno spessore di 120 centimetri e dalla misurazione effettuata risulta avere una lunghezza di 6 metri circa, una larghezza di 5 metri e da tali dimensioni si presume che l’arma che collocata su di esso doveva avere una notevole potenza di fuoco e circostanza questa confermata dalla testimonianza di un concittadino che ricordava bene altresì come era strutturato il bunker, fornendone anche una descrizione.
I bunker quindi furono un elemento essenziale nei piani difensivi approntati per arrestare l’avanzata degli Alleati e la loro presenza così numerosa sul territorio comunale stanno a dimostrare come Pontecorvo era un caposaldo della Linea Hitler e per questo rivestiva una posizione chiave nella valle del , che doveva essere conquistata per continuare l’avanzata verso Roma.