#Appuntamentoconlastoria# – Il diario di guerra dei Padri Dottrinari
di Umberto Grossi
I Padri Dottrinari sono presenti a Pontecorvo dal 1739 e anch’essi furono testimoni diretti delle vicende belliche e di seguito viene riportato un breve diario di quello che accadde nei mesi in cui la furia della guerra si abbatté sulla valle del Liri, redatto da padre Piero Centi.
“Nel 1943, anno della guerra, nel Collegio San Marco di Pontecorvo si trovavano i Padri: Camillo Dalia, Cesare Centanni e Antonio Graziano. La Comunità dei Padri era addetta, in maniera prevalente, nella conduzione del Seminario minore, impegnata alla formazione culturale, morale e religiosa degli Aspiranti alla vita Sacerdotale e Religiosa, all’insegnamento nella scuola media interna. Gestiva inoltre un Convitto per alunni esterni che frequentavano le scuole statali. A costoro veniva assicurata l’assistenza allo studio oltre alla formazione di una coscienza cristiana.
Verso la fine di giugno alla Comunità si aggiunse il Padre Marinaccio Luigi con tre Novizi Dottrinari, provenienti da Salerno, che dovettero abbandonare per le frequenti incursioni aeree. Pontecorvo veniva considerata come tagliata fuori dalle operazioni belliche. Però delle avvisaglie ci furono anche in questa zona. In luglio veniva bombardato il campo di aviazione di Aquino, poi un carico di munizioni veniva fatto saltare in aria nella stazione di Roccasecca e una bomba fu anche sganciata nei pressi del cimitero di Pontecorvo. Furono considerati atti isolati ed occasionali.
I Padri a causa del razionamento dei viveri, imposto dalle necessità della guerra, avevano chiuso il Convitto e poco dopo anche il Collegio degli alunni, ne era rimasto uno solo che, essendo di Salerno, non potè tornare in famiglia. Le forze alleate, intanto, inseguendo i Tedeschi in fuga, risalivano lungo tutta la Penisola e dopo l’armistizio dell’otto settembre, i Tedeschi cominciarono ad adottare il rastrellamento dei civili per le costruzioni di natura bellica. A Cassino attrezzarono una linea di combattimento, la Linea Gustav, intesa ad arrestare l’avanzata degli Alleati.
I Pontecorvesi, allora, in gran parte lasciarono la città e si sparsero per la campagna, gli uomini specialmente si nascondevano per paura dei rastrellamenti. Il 1° novembre, festa di tutti i Santi ed anche giorno di mercato, molta gente dalla campagna si era riversata in città per l’adempimento dei doveri religiosi, per fare delle compere ed infine anche per la rituale visita al Cimitero, essendo il giorno dopo dedicato ai morti. La guerra era ancora lontana da loro e niente faceva prevedere quello che avvenne.
Verso le 10 e trenta una terribile incursione aerea si abbatté sulla città. Formazioni di aerei alleati, in ondate successive, si calarono in picchiata lasciando cadere bombe e nello stesso tempo facendo uso di mitragliatrici di bordo. Le distruzioni e le vittime furono notevoli. Tra tante rovine la Chiesa ed il Collegio di S. Marco rimasero illesi. I Padri ed i Novizi al termine dell’incursione aerea, senza alcun indugio, si portarono là dove maggiore era la richiesta di aiuto.
In collaborazione con persone volenterose e con mezzi di fortuna portarono i feriti all’ospedale, confortarono e diedero i segni della Fede ai morenti, accompagnarono i morti al cimitero. Così scese la notte, la notte della morte. Il dott. Erminio Mazzetti della Parrocchia di San Marco e medico dell’ospedale civile, uomo di fede e molto amico dei Padri, li accolse in campagna, in contrada Melfi, in casette coloniche, ove trovarono alloggio anche le Suore dell’ospedale con due medici e l’altra Comunità delle Suore del Monte Calvario di S. Biagio.
Anche l’ospedale cittadino per i continui bombardamenti aveva dovuto sospendere le sue prestazioni sanitarie. Trovandosi ora riuniti nella stessa zona medici, suore ospedaliere, Sacerdoti, si mise su un ospedaletto. Padre Graziano con i Novizi Dottrinari preparò, ripulendo un locale, trasportò dall’ospedale di città alcuni letti, attrezzature e medicinali vari, che servirono per interventi di pronto soccorso.
Si era così costituito un centro medico-religioso. Si era anche preparata una stanza per la celebrazione della S. Messa, ciò permetteva alle due Comunità di Suore l’assistenza religiosa e la Messa quotidiana non. subì arresto tra gli sfollati. La messa sacramentale venne estesa anche ai militari di religione cattolica e specialmente polacchi.
Molte volte i padri fecero anche mediazione tra la popolazione civile e le forze militari per stabilire rapporti improntati alla comprensione e dissipare malintesi. La popolazione era stanca, affamata, sottoposta a pericoli di ogni genere e solo nei Sacerdoti trovava consiglio e conforto.
Contrariamente alle previsioni di alcuni, che le operazioni belliche non sarebbero durate a lungo, si arrivò a Natale. Nei primi giorni di gennaio del 1944 i civili vennero sgomberati dalle zone di operazione per la costruzione di una seconda linea fortificata, la famosa linea Hitler. La gente, presa all’improvviso, veniva trasportata nelle stazioni ferroviarie per incognita destinazione.
La casa colonica ove si trovavano i Padri fu requisita. Trovando un’occasione propizia, P. Centanni con i quattro giovani si mise in viaggio per Roma. Anche gli altri Padri alla fine di aprile si misero in viaggio, chi per Roma e chi per il proprio paese. La Chiesa di S Marco era stata colpita il 19 dicembre da bombe lanciate da quadrimotori americani. Crollò la volta scrostando l’intonaco da tutte le pareti. Rimase illesa la statua dell’Addolorata, tanto venerata in città.
La famiglia Giordano pensò a trasportarla nella chiesetta di Santa Lucia nella contrada di S. Cosma; fu riportata poi a S. Marco processionalmente, dopo il passaggio della guerra, nella seconda domenica di ottobre 1944. Il Collegio, invece, fu colpito da vari cannoneggiamenti tra il febbraio e il maggio del 1944. Fu ridotto ad un cumulo di rovine. Il 15 febbraio veniva distrutta anche la celebre Abbazia di Montecassino. Gli alleati entrarono in Pontecorvo il 24 maggio 1944.”