#InternoSalute&Benessere# – La tiroide, piccola e preziosa, i dati e la prevenzione
Rosalba Carnevale *
L’Italia è uno dei Paesi più esposti alle patologie della tiroide nel mondo. Sono circa 6 milioni le persone che nel nostro Paese soffrono di problemi legati alla tiroide. Solo nel Lazio sarebbero 600 mila. Il rischio di sviluppare una malattia della tiroide varia, a seconda della regione geografica, dal 4 al 60%. In particolare, la probabilità di riscontrare un nodulo clinicamente palpabile può variare dal 5 al 10%, mentre le alterazioni della tiroide in genere colpiscono il 10-12% degli italiani. In alcune regioni risulta colpito anche il 30-40% della popolazione. Tra le zone più colpite ci sono le provincie di Frosinone e Latina, le Valli bergamasche e alcune zone montane di Piemonte e Val d’Aosta. Non solo: nonostante i 360 km di coste del Lazio e l’alimentazione prevalentemente mediterranea, in molte aree, anche vicino al mare, il gozzo è ancora endemico. La ciociaria è una delle zone italiane più colpite; in tutte le famiglie della nostra zona almeno un componente soffre di un’alterazione tiroidea.
La tiroide è una piccola ghiandola endocrina, a forma di farfalla, che si trova nella parte anteriore del collo. Essa produce due diversi tipi di ormoni: T3 e T4. Tali ormoni controllano molte delle funzioni del nostro corpo: regolano l’accrescimento e lo sviluppo del sistema nervoso nel bambino e più in generale, a qualsiasi età, agiscono sui sistemi cardiovascolare e osseo, sul metabolismo lipidico, glucidico e sul mantenimento dell’omeostasi energetica. È una ghiandola piccola, ma di vitale importanza, dunque.
Una riduzione del suo funzionamento nell’ipotiroidismo o un eccesso nel caso dell’ipertiroidismo, provocano una alterazione di tutti questi processi cagionando diversi problemi:
– Ipertiroidismo, se la tiroide produce troppo ormone tiroideo. L’ipertiroidismo causa una serie di sintomi come nervosismo e ansia, iperattività, perdita di peso, aumento dei battiti cardiaci. La causa più comune di ipertiroidismo è il morbo di Basedow-Graves, una malattia autoimmune;
– Ipotiroidismo, se la produzione di ormone tiroideo è insufficiente. L’ipotiroidismo non trattato può causare una serie di problemi, quali obesità, infertilità e problemi cardiologici. Questa patologia è più frequente nella popolazione occidentale; la forma più frequente nelle aree a sufficiente apporto iodico è la Tiroidite di Hashimoto, che colpisce soprattutto la popolazione tra i 30 e i 60 anni.
Nella tiroide, inoltre, si possono formare dei noduli, cioè piccole formazioni solide o piene di liquido. I noduli tiroidei sono tra le patologie endocrine più frequenti e spesso non sono nemmeno gravi; di solito vengono scoperti in modo casuale. Un’altra malattia che può interessare la tiroide è il gozzo, cioè un aumento del volume della ghiandola. Le dimensioni di un gozzo tiroideo possono variare da persona a persona; nella maggior parte dei casi il gozzo è piccolo e non dà alcun sintomo, ma può aumentare in modo significativo con disturbi alla respirazione e alla deglutizione. Nella tiroide, anche se raramente, si possono sviluppare tumori, dovuti alla crescita anomala di un gruppo di cellule oggetto di mutazioni. Infine, la tiroide può infiammarsi e dare una tiroidite. Le tiroiditi possono portare a livelli alti, bassi o normali di ormone tiroideo nel sangue e possono essere di diverso tipo: vi sono tiroiditi di origine autoimmune (Tiroidite di Hashimoto) o virale (Tiroidite di De Quervain).
I principali fattori di rischio per lo sviluppo di una patologia tiroidea sono:
–l’età superiore ai 50 anni;
-la presenza di familiari con malattie tiroidee o l’aver sofferto di patologie tiroidee in passato (soprattutto in gravidanza);
-l’essere fumatori o ex fumatori, fattore che aumenta il rischio di sviluppare una malattia tiroidea autoimmune;
-l’assunzione di alcuni farmaci, come litio, amiodarone, immunosoppressori e interferone, o altri trattamenti particolari;
-l’assunzione di poco iodio con la dieta o, al contrario, l’uso eccessivo di integratori a base di iodio;
-l’esposizione a radiazioni, che rappresenta un fattore di rischio importante per lo sviluppo di tumore alla tiroide.
Quindi i livelli di assunzione di iodio giocano un ruolo fondamentale nella corretta funzionalità della tiroide. Lo iodio è presente nel corpo umano in quantità di 15-20 mg, e l’apporto giornaliero necessario è stimato in 150 ug/giorno. Tale fabbisogno aumenta notevolmente nelle donne in gravidanza e nei bambini; Se in gravidanza tale apporto è insufficiente, ciò può causare aborto, malformazioni fetali o compromissione dello sviluppo neuronale del feto; nei bambini, invece, una carenza di iodio può provocare arresto della crescita o rallentamento nello sviluppo neurocognitivo. È palese, quindi, come sia importante introdurre lo iodio nella nostra dieta per prevenire tutte queste alterazioni. La principale fonte di iodio in natura è rappresentata dagli alimenti e il loro contenuto di iodio dipende da diversi fattori: per i vegetali, la quantità di iodio presente dipende dal terreno da cui derivano, dalle acque con i quali vengono irrigati, e dall’eventuale uso di fertilizzanti; per il latte e i suoi derivati, dipende dall’uso di mangimi fortificati con iodio; infine, per i pesci marini, dipende dall’ambiente in cui essi vivono. È importante sottolineare anche il fatto che alcuni tipi di cotture riducono il contenuto di iodio degli alimenti, quale la frittura, la cottura alla piastra e la bollitura. Lo iodio che assumiamo giornalmente con gli alimenti, dunque, non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno giornaliero necessario a mantenere la normale attività funzionale della tiroide.
Quali sono, dunque, le strategie da attuare per prevenire situazioni da carenza di iodio?
La strategia migliore, e quella più facile da attuare è l’utilizzo di sale iodato ( ‘ poco sale ma iodato’); si può anche utilizzare olio iodato per via orale o sottocutanea oppure aggiungere iodio alla panificazione. Infine, le nuove strategie prevedono la fortificazione con iodio del latte e dei mangimi animali.
Attenzione agli alimenti “ladri” di iodio: alcune verdure, soprattutto della famiglia delle crucifere (colza, cavoli, rape, crescione, rucola, ravanello, rafano), sono “gozzigene”: inibiscono l’assorbimento dello iodio da parte della tiroide.
Dottoressa, biologa – nutrizionista