Dov’è Emile ?
di Luigi Sparagna
Il processo “mani pulite” negli anni ’90 ha segnato la storia del nostro Paese, come uno spartiacque tra ciò che era prima e ciò che sarebbe stato dopo. Almeno così credevamo. L’idea di una classe di governanti che avevano fondato l’Italia sulla base di sani principi morali, tutti mirabilmente scritti nella nostra legge costituzionale, quasi come le tavole di Mosè, franava al cospetto delle indagini che si concludevano con sonore bacchettate sulle mani di coloro che quelle mani avevano piene di denaro illecitamente arraffato. Bettino Craxi pensando forse di poter gestire il cambiamento oramai inevitabile, cercò in qualche modo di limitare i danni, ma il tutto gli fruttò solo l’esilio. Di fatto gli Italiani confidarono che la stagione della corruzione avesse esalato l’ultimo respiro grazie a Di Pietro. Non è andata così, forse c’è stata una tregua, il tempo di riorganizzarsi, e i successori dei padri fondatori della moderna democrazia hanno creato gli anticorpi per difendersi dal virus dell’onestà (per loro l’onestà è un virus assai pericoloso). A nulla è valso creare organismi specializzati quali l’Autorità Nazionale Anticorruzione, oggi decapitata del suo vertice dovendo il Dott. Cantone rientrare in magistratura per far quadrato nella crisi che ha coinvolto il CSM e la magistratura tutta, per il meno trasparente comportamento di un certo Palamara. Non passa giorno, non c’è evento che non ci sia un episodio di corruzione, di tangente. Per non andare troppo indietro e per citarne solo alcuni; Milano expo 2015, appena avviato il progetto, ha dato qualche problema al responsabile organizzativo, sostituito perché sottoposto ad accertamenti giudiziari circa la regolarità degli appalti. Se la memoria non mi tradisce dovrebbe trattarsi di colui che oggi è il sindaco di Milano; Il nuovo stadio di Roma appena approvato ha visto rimbalzare invece che il pallone un sacco di mazzette accertate dalla magistratura; l’acqua alta a Venezia di qualche giorno fa ha richiamato le numerose polemiche, indagini e malaffare sul MOSE. “Perla” delle “perle” nel variegato mondo della corruzione possiamo pescare nella cronaca di qualche anno addietro, dove spicca la figura di un megadirigente al secolo Antonio Mastrapasqua, che è riuscito a ricoprire contemporaneamente la carica di direttore dell’Ospedale Israelitico di Roma e dell’INPS (Istituto Nazionale …per le pensioni il cui costo pare sia gravosissimo per mancanza di fondi) e in tali posizioni, richiedendo per conto dell’ospedale rimborsi all’INPS per prestazioni sanitarie mai avvenute, in pratica con la sua mano destra rubava alla sua mano sinistra. Un mito della truffa. Eppure anche lui è stato superato. C’è riuscito un certo Antonio Claudio Scajola, più volte Ministro della Repubblica e titolare di altri numerosi e sensibili incarichi governativi, che pur dichiarando spudoratamente di non sapere chi gli aveva pagato una casa a Roma con splendida vista sul Colosseo, se ne è uscito buono buono e si è fatto eleggere sindaco di Imperia, e anche in questa veste, secondo wikipedia, sarebbe indagato per peculato insieme al suo autista per uso della vettura di servizio per fini personali (umiliante accusa per uno del suo calibro- io indagherei il magistrato per lesa maestà truffaldina). Eppure a Imperia lo hanno votato, gli danno ancora fiducia. L’ultima è di giovedì 5 (proprio ieri), con l’arresto di dieci tra funzionari e dirigenti pubblici che a Roma applicavano tangenti a lavori di ristrutturazione di appartamenti del Ministero delle Finanze. La galera non fa paura a nessuno, e si continua spudoratamente a rubare a man bassa e spesso anche impunemente, è il caso di dire, quando intervengono miracolosi salvataggi quali la prescrizione che chissà come possa verificarsi per episodi di simile importanza sociale ove le responsabilità sono acclarate fin dalle prime indagini in modo talmente evidente che il trascorrere del tempo non si può giustificare. Un dirigente della nota catena Mc Donald è stato costretto alle dimissioni per aver contravvenuto al divieto contrattuale di intrattenere relazioni intime con una dipendente. E’ vero che noi ridiamo al cospetto di una simile rigidità, visto che un Premier ci ha propinato come normale il “bunga bunga”, ma da qui a tollerare l’indebito appropriarsi di denaro per fini personali con la tracotanza che i governanti dimostrano, forse è troppo! Ma dov’è la dignità che dovrebbe indurre un politico di cui sia accertata la fragile moralità ovvero l’attitudine, come in qualche caso, alla metodica pratica tangentomane, a ritirarsi in buon ordine? Jean Jacques Rousseau voleva educare il piccolo Emile lontano dalla corruzione delle città confidando nella naturale bontà dell’uomo, ma da allora di tempo ne è passato e le campagne, spopolatesi, sono diventate periferie metropolitane, e soprattutto, i centri di potere sono in città, perciò il piccolo Emile, cresciuto bene, è giunto in città e la corruzione dei palazzi e del potere lo ha divorato. Mi ripeto, temo che la lentezza della giustizia che spesso affievolisce nel tempo troppo lungo dei giudizi le pene che è chiamata ad irrogare, quando addirittura il troppo tempo nell’inerzia non stende il pietoso velo prescrittivo sugli atteggiamenti truffaldini dei manigoldi, si trasformi nella rassegnazione di coloro che vorrebbero i loro destini affidati a gente seria ma non hanno più la forza nemmeno di gridare “BASTA”. Non arrendiamoci! Abbiamo rispetto di noi stessi e reagiamo con tutte le armi disponibili, denuncia in primis, a combattere i tangentomani manigoldi, confidando nella magistratura dove ancora una gran parte buona esiste, e non è vero come affermano alcuni politici di mezza tacca che la politica non critica la magistratura e altrettanto la magistratura non deve entrare in politica. Dove volete che entri la magistratura se la corruzione, la tangente è campo d’azione dei politici e di coloro che nell’organizzazione pubblica essi governano, e di cui si avvalgono per agguantare con mani vischiose come la lingua di un formichiere tutto il fiume di denaro tratto dalle tasse che i cittadini onesti pagano alla fonte, sicchè il fiume è sempre in piena, e sono in tanti a tuffarcisi dentro.