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Sanità… cercasi

di Luigi Sparagna
Grave incidente stradale quello del 14 febbraio in via Leuciana a Pontecorvo, con il bilancio di due morti
, Luca Forte e Tommaso Pulcini. E’ il momento delle riflessioni, in questo come in tanti altri vari incidenti, infortuni, improvvisi malori dalle gravi conseguenze, il pensiero non può non andare al tempo in cui a Pontecorvo potevamo vantare un Ospedale. Nel caso di questo ennesimo incidente i soccorsi, giunti da Cassino, nulla avrebbero comunque potuto, viste le gravi lesioni risultate fatali alle vittime, tuttavia, alcuni minuti in più o in meno, certe volte segnano la differenza, almeno moralmente per farci accettare la fatalità. Ospedale con la maiuscola perché quello di Pontecorvo, costruito come una sorta di proiezione del vecchio e non molto grande “Pasquale del Prete”, che dai tempi della guerra ha tanto operato e fatto bene, nella sua nuova costruzione, imponente, ne rappresentava a buon titolo il prestigio conquistato sul campo, divenendo per i Pontecorvesi e per un bacino ampio quasi fino al mare formiano e terracinese un posto sicuro dove ricevere cure adeguate. A dispetto delle statistiche che vedevano il nosocomio Pontecorvese tra i più operativi non solo per interventi in occasione di incidenti stradali che affliggono l’asse viario autostradale e non della valle del Liri, ma anche per numerose altre cure specialistiche, dalla maternità alla medicina generale e a quella specialistica come l’ortopedia, otorino, gastroenterologia e altro ancora, una classe politica non solo degradata e motivata solo dalla ricerca di una poltrona comoda, ma sorda addirittura alle evidenze più palesi di pianificazione che abbia un qualunque senso logico, ha decretato la chiusura di un presidio che funzionava, e pure bene. Ci è toccato sopportare il doppio gioco di politici che per un verso bleffavano affermando di accollarsi, ovviamente in cambio dei voti, le doglianze dei Pontecorvesi, e per un altro, nelle sedi dove dichiaravano di poter vantare credibilità, cioè in quel palazzo della Regione dove tutto è stato deciso, nulla facendo e pretendendo, in difesa degli interessi legittimi di Pontecorvo, di cui però, con protervia hanno continuato a percorrere le strade. Al danno la beffa. Può sembrare esagerato? Mi si convinca del fatto che mentre si chiudeva Pontecorvo, equidistante da Cassino e Frosinone, e con carico di assistenza garantita notevolmente superiore ai concorrenti salvati dalla falce, si mantenevano aperti Alatri, Ceccano e Anagni, che per Frosinone, rispetto a Pontecorvo, è come dire che c’è un ospedale a Civita, uno alla villetta, e uno ancora al Pastine. I Pontecorvesi mi capiranno certamente. I satelliti frusinati poco a poco anche se sono andati in dispnea vivono attaccati alle macchine, mentre ai Pontecorvesi è stato riservato il coma farmacologico fin da subito, per lasciar vivere la mera illusione di una ripresa che ad ogni campagna elettorale si lascia credere possibile, illudendo, tra una portata e l’altra, nei vari nostri ristoranti, dove protendendo la manina per mendicare il voto, giammai per pagare il conto, coloro che già ci hanno fregato tornano con protervia a spolpare quel che resta. Intanto la professionalità degli effettivi al Pasquale del Prete è andata altrove, e a noi resta, con qualche prestazione ambulatoriale, la “casa della salute”. Non facciamocene una ragione. Rifiutiamoci di compiacere chi ci ha già gabbato. Non alimentiamo in certi personaggi la convinzione che Pontecorvo è il Paese di Camele.Chi ci rappresenta e chiunque può, sappia percorrere strade nuove e concrete.