#InternoSalute&Benessere# – L’Osteoporosi. Cosa c’è da sapere
di Rosalba Carnevale*
L’osteoporosi è una malattia sistemica caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un’alterazione della microarchitettura del tessuto scheletrico, che diventa più fragile e più esposto ad un rischio di fratture spontanee o per traumi di lieve entità. La frattura si verifica quando il carico che grava sull’osso supera la sua capacità di resistenza. Le sedi più frequenti di fratture da fragilità sono il corpo vertebrale (soprattutto a livello della colonna dorso-lombare), il femore (a livello del collo o del trocantere) e l’estremo distale del radio (fratture di Colles); più raramente le fratture interessano l’omero prossimale, la pelvi, la tibia prossimale e i metatarsi.
Nel corso della vita, circa il 40% della popolazione incorre in una frattura di femore, vertebra o polso, in maggioranza dopo i 65 anni. In Italia, il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni è affetto da osteoporosi e questi numeri sono in continua crescita, soprattutto in relazione all’aumento dell’aspettativa di vita. Si stima che in Italia l’osteoporosi colpisca circa 5.000.000 di persone, di cui l’80% sono donne in post menopausa. Le fratture da fragilità per osteoporosi hanno rilevanti conseguenze, sia in termini di mortalità che di disabilità motoria, con elevati costi sia sanitari sia sociali. La mortalità da frattura del femore è del 5% nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15-25% a un anno. Nel 20% dei casi si ha la perdita definitiva della capacità di camminare autonomamente e solo il 30-40% dei soggetti torna alle condizioni precedenti la frattura.
L’osteoporosi si può classificare in primaria e secondaria. La forma primaria è quella associata al depauperamento della massa ossea; l’osteoporosi primaria può essere di 2 tipi: osteoporosi post-menopausale (causata dalla carenza di estrogeni) e osteoporosi senile (associata all’invecchiamento).
L’osteoporosi secondaria, invece, è la quella associata ad altre patologie come quelle endocrine, gastrointestinali, malattie del sangue, farmaci.
Altri importanti fattori di rischio dell’osteoporosi sono: il fumo, l’alcol, il caffè, la magrezza (che comporta una ridotta stimolazione meccanica sul tessuto osseo), un’alimentazione carente di calcio (contenuto soprattutto nei vegetali, nel latte e derivati), la sedentarietà, il menarca tardivo, la menopausa precoce.
La diagnosi di osteoporosi si basa sia su valutazioni strumentali che di laboratorio.
L’esame strumentale più affidabile per identificare i pazienti con osteoporosi è la densitometria ossea o mineralometria ossea computerizzata (MOC). Si tratta di un’indagine che utilizza raggi X per determinare la massa ossea, e in particolare la quantità e la densità minerale nei distretti a maggior rischio di frattura: le vertebre lombari e la parte prossimale del femore. L’esame può essere effettuato anche sullo scheletro nella sua totalità (“total body”), ma in tal caso è utile solo nella valutazione delle rare osteoporosi localizzate.
Formulare una diagnosi di osteoporosi non è immediato poiché la malattia non dà alcun segno di sé fino a quando non si sviluppa una frattura. È fondamentale, allora, attuare la prevenzione dell’osteoporosi fin dalla giovane età. L’obiettivo è quello di massimizzare il picco di massa ossea, ovvero la quantità di tessuto minerale osseo presente alla fine della maturazione fisica, un momento che nelle ragazze si raggiunge tra i 16 e i 18 anni e nei maschi tra i 20 e i 22 anni. Da questo momento in poi la densità e la dimensione delle ossa non aumentano più e si mantengono costanti per tutta l’età adulta.
Cinque mosse per mantenere le ossa in salute:
- Mantieni uno stile di vita attivo
- Segui una dieta varia ed equilibrata per prevenire sovrappeso e obesità
- Assumi adeguate quantità di calcio e vitamina D
- Diminuisci il consumo di sale (che aumenta l’eliminazione del calcio con l’urina)
- Evita il fumo e l’abuso di alcol, sovrappeso o obesità.
* (biologa – nutrizionista)