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CORONAVIRUS ALLE STRETTE

di Luigi Sparagna

Le misure anticoronavirus ci sprofondano in una situazione paradossale che per fortuna sembra che ancora non abbia scatenato il panico collettivo. Certamente è particolarmente duro il rispetto dei limiti alla libertà e necessità di movimento così come ci viene proposto, in particolare perché le condizioni che lo giustificano, lavoro, spesa e esigenze sanitarie, sono veramente talmente ridotte che ne risultano escluse una serie, seppur minima, di circostanze che pure giustificherebbero la necessità di uscire dal domicilio. Il susseguirsi di provvedimenti che a partire da quelli adottati per le zone focolaio hanno interessato adesso tutto il territorio nazionale, e l’annuncio di altri più stringenti che potrebbero essere in arrivo, ci sta togliendo la terra sotto i piedi. Eppure stiamo parlando di un virus non più pericoloso di tanti altri, e che nella maggior parte dei casi si cura a domicilio. La criticità che ci è stata partecipata è in realtà la tenuta del sistema sanitario nel far fronte ai ricoveri e trattamenti necessari, per la limitata disponibilità di posti letto e medici ed infermieri. Ho l’impressione che si stiano adottando misure dure ma lasciate ad una certa interpretazione dei singoli. Se alcune attività devono chiudere, a meno della possibilità per i datori di lavoro o responsabili di imprese di garantire le condizioni di sicurezza sul posto di lavoro, si potrebbero creare situazioni pregiudizievoli per l’immunità da contagio. La chiusura delle scuole ha precettato i nonni per accudire ai bambini, ma poi al telegiornale arriva puntuale l’esperto che raccomanda di non portare i bambini presso i nonni perché questi ultimi sono categoria debole rispetto all’infezione da Coronavirus. Allora che fare? Non ci sono ancora provvedimenti sul settore fiscale che sono attesi per la giornata di venerdi13, e da questo ne scaurisce la possibilità di fermare altre attività quali CAF, e altri soggetti che attengono al settore tributario. Vado a memoria, almeno due provvedimenti sono stati adottati in serata con immediata efficacia, per cui al risveglio al mattino ci è piovuto addosso il divieto quando non eravamo assolutamente pronti a rispettarlo. Sono consapevole che i sacrifici che ci vengono richiesti sono necessari, ma ho la sensazione che la reale emergenza più che del contagio è quella di poter scongiurare il crollo del sistema sanitario. La polemica tra qualche Governatore e il Presidente del Consiglio circa le competenze in materia di sanità si sono mostrate tali; polemiche e niente altro. Meno male che c’è un governo. Auspico che il Governo si determini a rappresentare all’Europa una seria rimodulazione dei nostri conti per poter provvedere, non dico come i cinesi a costruire ospedali in dieci giorni, ma a poter attrezzare strutture anche mobili di emergenza e integrare opportunamente le apparecchiature medico-sanitarie. La stessa fermezza che il primo Governo Conte aveva posto in essere al tempo della manovra economica adesso più che mai è assolutamente indispensabile. Voglio avere fiducia, conterrò fino all’estremo i miei movimenti avendo previsto in circa quindici giorni il momento dell’allarme rosso, sperando che basti. Buona salute a tutti.