Carabinieri si diventa…. e poi si rimane per sempre.
Di Luigi Sparagna
5 giugno 2020, 206° anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri (5 giugno 1814). Se non fosse per il Coronavirus i Carabinieri si sarebbero dati appuntamento per celebrare con la consueta cerimonia militare la loro Festa, in un luccichìo di alamari d’argento e sciabole sguainate e colori rosso-blu dei pennacchi delle loro uniformi. Avrebbero fatto sentire con i loro cori e la musica della marcia d’ordinanza la loro presenza ad un pubblico folto che li avrebbe sommersi di applausi. Oggi è una festa speciale, che i Carabinieri vivono lo stesso a prescindere dal tono silenzioso imposto dalla pandemia, immersi nel silenzio e nella discrezione che sono i compagni di vita del diuturno loro lavoro. Senza schiamazzi, senza rumore, senza luce dei riflettori, ma con la concretezza che li contraddistingue, soccorrono, aiutano, difendono, rincorrono quando necessario, e quando finiscono il loro turno, rientrano a casa senza che nessuno batta loro le mani. In tempo di Coronavirus il loro lavoro non colpisce l’attenzione, non è considerato lavoro di eroi come invece quello di molti, perché il loro lavoro da eroi è ogni giorno la missione che portano a termine. USI A OBBEDIR TACENDO E TACENDO MORIR, il motto che viene loro insegnato quando indossano l’uniforme, che li rende degni del rispetto della popolazione che difendono e che per loro rappresenta il solo e unico superiore da servire, accettando qualunque rischio, a qualunque costo. Tanto è forte nel Carabiniere il senso del dovere che i meschini che deviano dal DNA della Fiamma subiscono l’onta decisa, irreversibile, profonda di tutti gli altri Carabinieri veri, che ad oggi contano circa 100.000 unità, compatte, determinate, orgogliose della loro missione che hanno ancora la fortuna di vivere anche se in congedo, con un riconoscente pensiero alle vittime della battaglia per la giustizia che hanno affrontato il pericolo e sono stati sfortunati. I loro cari sono ogni volta affidati alla solidarietà dell’istituzione che non sostituisce gli affetti ma stende una carezza affettuosa e riconoscente a chi soffre nei colori dei Carabinieri. Onore ai Carabinieri di ogni tempo, a quelli giovani ancora in servizio che basta guardarli negli occhi per capire che a bordo delle loro auto, sulle loro moto, a piedi tra la gente, hanno lo sguardo di chi vigila e ad un tempo cerca di infondere sicurezza e ricevere affetto, Onore ai Carabinieri che di questi 206 anni ne hanno festeggiati molti e oggi hanno riposto l’uniforme in un armadio che ogni tanto aprono per controllare che la divisa sia a posto, hai visto mai servisse ancora, e se li guardi negli occhi quando li incontri puoi veder passare gli anni vissuti a vigilare e dare sicurezza, che traspare ancor più dai loro volti segnati dalle pieghe del tempo. I loro racconti sono colmi dell’emozione e della fierezza dei giorni che furono, immutati nell’orgoglio. L’Italia è l’unico Paese che vanta un tale “Corpo” da tutti invidiato e da tutti studiato per cercare di capire come si fa ad essere Carabiniere per imitarlo. Nessun Paese è riuscito ancora a copiare i Carabinieri. Carabiniere non si nasce, si diventa e per diventare Carabiniere bisogna essere innanzitutto ITALIANO. Perciò nessuno, al di fuori della nostra Patria, potrà imitare un Carabiniere.
Grazie CARABINIERI, e per la duecentoseiesima volta, Auguri e meno male che ci siete.
P.S. Se può sembrare di parte confermo che lo è, Carabinieri si diventa…. e poi si rimane per sempre.