LEI NON SA CHI SONO IO ! !
di Luigi Sparagna
Settimana segnata dal confronto politico sempre serrato sui temi dell’emergenza economica determinata dalla Pandemia che sembra stia per esalare il suo ultimo respiro, ma che rischia di far esalare l’ultimo respiro anche al nostro Paese, o comunque determinarne uno stato di coma per il quale poche sono le cure. Nulla di nuovo, quindi, a meno di una divertente parentesi mediatica messa in scena da un certo Sig. Antonio Pappalardo, autoproclamatosi leader dei gilet arancioni, promotore di una manifestazione di piazza contestata per il mancato rispetto delle norme anticovid, relative alla distanza di sicurezza e all’uso della mascherina. Poche in verità le valutazioni di ordine politico o sociale, evidente segnale della inconsistenza e dell’incomprensibile corpus motivazionale dei manifestanti. Come la capocchia di uno zolfanello che sfregata esplode in una scintilla, per poi infiammare con flebile fiamma uno striminzito bastoncino che si consuma su sé stesso in pochi secondi, il promotore Pappalardo ha offerto la sua splendida dentatura alle telecamere, moderne evoluzioni dei laghetti in cui soleva specchiarsi Narciso, per poi consumarsi nel suo cabaret, ormai privo di spunti tanto che agli spettatori non resta che lasciarsi andare ad una compassionevole ed imbarazzante mimica dell’ incassare la testa tra le spalle, da cui il detto “fare spallucce”, a significare…che ci vuoi fare? Pazienza! Definizione di Google quantomai imprecisa, “Antonio Pappalardo è un politico ed ex Carabiniere italiano”, infatti il Pappalardo si presenta con la declinazione, cadenzata, del Grado….“Sono il Generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo”…..e giù coi suoi proclami che scimmiottano un eloquio di ben più solidi oratori, e dichiarandosi paladino di una giustizia di cui si ritiene unico depositario, addirittura in nome dell’Arma dei Carabinieri, minaccia, insulta, promette arresti di tutti i più alti rappresentanti dello Stato, giungendo a promettere le manette fino al massimo vertice della Repubblica, cosa che gli è costata una condanna. La manifestazione dei gilet arancioni lo ha visto lanciare anatemi e insulti alla rockstar Vasco Rossi, definito autore mediocre di canzonette al suo cospetto che, invece, è un grande compositore sinfonico di cui tra duecento anni ancora suoneranno le melodie. Questa volta ha ragione, per ora nessuno lo ha mai visto dirigere una sua composizione e pare che nessuna sinfonica orchestra abbia riempito i teatri con le sue note, forse però tra duecento anni, trovando i fossili dei suoi spartiti, qualcuno potrebbe provare a suonarli (per dirla alla Totò…….ma ci faccia il piacere ! ). Non ho sbagliato prima quando ho detto che Pappalardo nei suoi proclami esordisce in modo roboante. Con la frase “in nome del popolo sovrano e dell’Arma dei Carabinieri di cui mi onoro di far parte”, è una espressione che riporto fedelmente dal video, pare sia l’ultimo in ordine di tempo, che ha costretto L’Arma dei Carabinieri a precisare, su insistenti richieste in merito, il curriculum di Pappalardo che ha conseguito la promozione al grado di Colonnello in servizio, ope legis, cioè non per effetto della valutazione espressa da una commissione come per tutti gli ufficiali, ma da una commissione che in modo notarile ha preso atto della legge che vuole tale grado attribuito a coloro che rientrano nell’Arma dopo un periodo di mandato elettorale nel parlamento, cosa accaduta a Pappalardo che ha anche avuto incarico di sottosegretario, seppure per pochissimo tempo, ma quanto basta per divenire parigrado di chi ha maturato e meritato i requisiti sul campo assolvendo ad incarichi di Comando, valutato nell’operato da una catena gerarchica di tutto rispetto. Il grado di Generale di Brigata, precisa ancora il comando Generale, è conseguente, ope legis, all’atto della pensione. Ma quello che è anacronistico è che il Sig. Pappalardo dichiari di parlare a nome dell’Arma dei Carabinieri, come se l’Arma dei Carabinieri fosse cosa sua e l’Arma dei Carabinieri non abbia portavoce. Dimostra di non aver capito nulla dell’organizzazione che lo ha pazientemente ospitato nel corso della sua carriera. L’Arma dei Carabinieri non è dei Carabinieri, non appartiene ai Carabinieri, semmai il contrario, i Carabinieri sono, appartengono all’Arma dei Carabinieri, si spogliano del loro individualismo e si esaltano nell’essere ognuno parte della forza dell’Arma che trova nel Comandante Generale, quale suo massimo vertice, la voce stessa dei Carabinieri tutti, dell’Arma Fedelissima, che non ha bisogno di individualismi. Ne fanno eccezione solo alcuni, ma quelli si chiamano EROI, e stiamo Parlando di Dalla Chiesa, di Scapaccino, di Salvo D’Acquisto, di Basile, di La Rocca, Marandola e Sbarretti, tanto per citarne alcuni a memoria. Tutti questi, ovvio, non risulta abbiano mai avuto il tempo di comporre melodie, canzoni o altro, erano tutti per strada a sentire fischiare le pallottole. Questo Sig. Pappalardo si è appropriato e si serve di una immagine ad un tempo poetica e degna dei più alti valori della militarità che accompagna gli Ufficiali dei Carabinieri fin dal primo giorno di servizio, illuminati dalla fiamma sul berretto e dai lucenti Alamari che cingono il collo, sì da farsi guidare sempre, nel loro compito, da buonsenso e misura nel carattere e nei modi. Si è appropriato di un patrimonio che evidentemente deve aver dimenticato. Egli non intacca minimamente l’onorabilità dei Carabinieri che servono ed hanno servito l’Arma dei Carabinieri e la Patria in primis, ne sollecitano solo la compassione per il suo sempre decrescente equilibrio che, non risultando patire patologie specifiche (mi scuserei per il contrario ma i suoi cari allora dovrebbero averne cura) lo rende ridicolo ai più. Il Pappalardiano “Zibaldone”, però, lascia il campo aperto anche all’ipotesi di un’azione legale volta ad accertarne la sua responsabilità in ordine al “danno all’immagine” di cui è vittima l’Arma dei Carabinieri. E’ vero, non aspetta altro il Pappalardo per battere i suoi piedi sulle assi del palcoscenico in attesa degli applausi dei suoi seguaci che lo acclamano Re del nulla del paese di niente, ed è perciò che laddove non soccorre il giudice del comportamento dei militari, che pure in pensione sono passibili di censure (e Pappalardo ne sa qualcosa essendo pure stato sospeso per un periodo dal grado di Generale concessogli appunto alla vigilia della pensione), almeno una critica che spero aver affidato si ad ironia ma non ingiuriosa, valga a non gettare nell’indifferenza e nell’oblio l’esemplare condotta di tanti Ufficiali dei Carabinieri, serenamente in congedo, appagati e mi si lasci aggiungere pure narcisisticamente sazi, di quanto, grazie all’Arma dei Carabinieri è stato concesso loro di vivere. Non si getti alle ortiche la sobrietà di più di duecento anni. I giovani che oggi indossano una divisa e devono vivere di esempi, come quelli degli EROI, non lo meritano.