IO…..SONO LEGGENDA
di Luigi Sparagna
Per quanto azzardato o scopiazzato possa sembrare il titolo, noto per aver targato un film di fantascienza, alcuni personaggi del mondo reale possono, a ragione, vantare simile affermazione. Il termine Leggenda si riferisce a racconto più o meno fantastico nel quale si esaltano pregi, virtù, gesta, qualità del personaggio protagonista. A volte però, nella più contemporanea accezione, vengono associati a Leggenda fatti e persone che di positivo non hanno nulla, anzi sono certamente negativi, ma diventano comunque leggenda, come Arsenio Lupin, ladro si, ma gentiluomo, il bandito jessejames, Bonnie e Clyde. Addirittura IGOR il bandito Russo o forse Serbo, quello che ha fatto tribolare le numerose forze dell’ordine impegnate nella sua cattura, alcune addirittura d’élite, a prescindere dalla negatività innegabile dei delitti commessi, è stato ammesso alla corte dei personaggi che sono leggenda per aver tenuto sotto scacco le forze dell’ordine per svariati giorni. Ultimo in ordine di tempo, tratto sempre dalle fila di color che son manigoldi e quindi non di esempio,…..il nome merita i caratteri cubitali, GRAZIANO MESINA, detto Grazianeddu perché conquistò gli onori della cronaca nera già e appena quattordicenne. La sua carriera criminale è oggetto di studio e trova spazio nei testi di criminologia, dove la sua vita nel crimine spiega l’escalation inevitabile che dal piccolo furto di bestiame commesso come “bravata” porta fino ai reati di maggior spessore quali il traffico di stupefacenti e l’associazione adelinquere. Percorso costellato di fughe ed evasioni così rocambolesche da sembrare cose da film, e da qui la Leggenda. Il Bandito del Supramonte, ancora una volta, e con tempismo eccezionale, prima della sentenza che lo condannava a 30 anni di reclusione, riesce a fuggire e chissà dove si trova e quando verrà trovato. Senza dimenticare che nel sequestro del piccolo FAROUK KASSAM, dove si narra che la sua autorevolezza nel mondo criminale abbia sortito l’effetto di far giungere a buon fine la mediazione, forse premurata autorevolmente, che ha restituito la libertà ad un bambino, cosa dallo stesso Mesina definita operazione di buon cuore, codice d’onore di banditi d’altri tempi, ha certamente contribuito a far guadagnare a Mesina il titolo di “leggenda”. Viene il dubbio che si sia meritato il rispetto un po’ di tutti, nonostante non si possa dire di lui che è uno stinco di Santo, e che tra i suoi ammiratori, magari, annoveri anche qualcuno che in modo più lungimirante avrebbe potuto tenerlo sotto sorveglianza nell’attesa della sentenza, ma così non è stato. Come scagliare gli strali del ludibrio di una simile leggerezza, se al bandito del Supramonte un Capo di Stato ha concesso la Grazia, mentre qualche giudice ha rimesso in libertà Carminati, che il Supramonte non sa dove si trovi, ma conosce bene uno dei colli romani dove si amministra la cosa pubblica e ne compie saccheggio. Forse sarà anche questa amara realtà, che riporta alla memoria le gesta atletiche fatte con i suoi coetanei nella piazza del paese, il furto di mailali per una megagrigliata coi compagni, e via via discorrendo, sempre più audacemente per sfuggire alle pene che si guadagnava, che il Bandito Mesina si guadagna l’ammirazione e il perdono di molti che della sua fuga faranno motivo per alimentare la leggenda e correre all’ultima ristampa dei testi di criminologia aggiungendo con una riga l’odierno episodio, che smentisce l’accademica affermazione che l’età affievolisce la carica criminale. Ne riparleremo quando verrà catturato.