Le Lettura – François de la Rochefoucauld: Massime Morali
François VI duca de la Rochefoucauld fu il tipico rappresentante dell’aristocrazia francese del Seicento, divisa tra gli intrighi di corte e la vita di salotto: dopo essere stato gravemente ferito alla testa negli scontri fra le truppe fedeli al Re di Francia e l’esercito frondista (di cui era luogotenente) nei pressi del sobborgo di Saint-Antoine a Parigi, decise di deporre le armi e rinunciare a ogni ambizione politica per dedicarsi alla filosofia e alla letteratura. Fu grazie a La Rochefoucauld che la “massima”, fino ad allora considerata una frivolezza da salotto, divenne un vero e proprio genere letterario; i suoi aforismi, pubblicati nel 1664 dapprima in forma anonima, furono largamente apprezzati dagli intellettuali illuministi del secolo successivo, tanto da essere definiti da Voltaire “una tra le opere che più contribuì a formare il gusto della nazione a darle uno spirito di giustezza e di precisione”. Le Massime Morali raccolgono oltre 500 sentenze brevi e argute, affermazioni taglienti e impietose sulla natura umana segnate da un profondo cinismo e una cupa ironia. Nel suo incrollabile pessimismo, La Rochefoucauld denunciò ogni virtù, la nobiltà d’animo, la pietà, l’eroismo, rivelandone il reale sostrato, una fitta trama di interessi personalistici, amor proprio ed egoismo. Non a caso, in una delle massime più celebri, ebbe a sentenziare che “le nostre virtù, il più delle volte, non sono altro che vizi camuffati”.