La Lettura – I CANTI di Catullo
Catullo è, senza dubbio, il più grande poeta lirico della latinità, capace di coniugare una cultura vasta e raffinata con la genuinità e la forza delle sue passioni. Esponente di spicco del circolo di letterati divenuti famosi come neoteroi, o poetae novi (come li definì con una punta di disprezzo Cicerone), egli non scriveva della storia di Roma, della vita civile e delle rivalità politiche, come i suoi predecessori. Catullo si interessava di argomenti della vita quotidiana, evocava sentimenti profondi quali l’amicizia con gli altri poeti del suo circolo, l’affetto per il fratello scomparso, l’odio per i poetastri e i personaggi politici ambigui. Ma, a farla da padrone, è l’amore tormentato per Lesbia, alias Clodia, una donna sposata, anticonformista e molto chiacchierata, di cui Catullo si era perdutamente innamorato e che il poeta veronese arrivò a odiare per l’ambiguità dei sentimenti di lei: “Odio e amo / come sia non do dire, /ma tu mi vedi qui crocifisso / al mio odio e amore”.
La potenza dei versi catulliani deriva appunto dalla sincerità e veemenza delle passioni in essi trasfuse che, unite a uno stile e una bellezza lirica senza eguali, hanno reso questi carmi un patrimonio dell’umanità.