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BURLESQUE

di Luigi Sparagna

Genere teatrale fiorito nell’Inghilterra del XVIII° secolo, caratterizzato dalla natura satirica, parodistica e farsesca, sdrammatizzante di opere teatrali dal tratto non certo brillante, arricchito da balletti che nel tempo hanno inserito nella scenografia i prodromi dello svestimento degli abiti di scena da parte delle ballerine. Approdato sulle scene italiane fin dagli anni trenta, oggi noto al maggior pubblico come New Burlesque o Dark Cabaret è quello spettacolo evolutosi nella esaltazione dell’arte dello spogliarello rispettoso delle origini scherzose e canzonatorie delle trame. Scherzare su ciò che è serio, burlarsi delle cose importanti, divertendo il pubblico. Ma in epoca di teatri chiusi questa esibizione artistica pare surrogata dalle esibizioni di non artisti che in quanto tali fanno ridere poco, divertono poco e trasformano il tutto in dramma. Questa settimana, a rischio share per la monotonia dei pandemici palinsesti, si è gettata benzina sul fuoco aprendo per ogni dove polemiche, smentite e precisazioni a proposito delle dichiarazioni della scrittrice e giornalista, opinionista, blogger Michela Murgia, del cui pregio letterario prendo atto, con fede, dalle recensioni, che ha affermato di temere gli uomini in divisa chiamati a risolvere problemi che competono alla politica. Con una pezza peggiore del buco ha cercato di spiegare che il suo intento era quello di stigmatizzare la fallimentare azione politica, costretta a delegare la soluzione dei problemi all’uomo militare, destinato invece ad altro. Precisa inoltre la romanziera, di non approvare l’uso della divisa, magari sarebbe stato meglio usare abiti borghesi. Sragionamenti a parte di colei che si cimenta in un campo nel quale non ha dimestichezza, solo per fornire una nota di chiarezza, mi preme precisare che l’uso della uniforme popolarmente nota come mimetica, usata giornalmente da Figliuolo, già da più di qualche anno è in uso nelle Forze Armate a titolo di uniforme operativa quotidiana, mentre quella tradizionale in tessuto con giacca, pantaloni lunghi camicia e cravatta è l’uniforme più elegante, di rappresentanza, e uso una terminologia non tecnica secondo gli appositi regolamenti, solo per essere quanto più possibile comprensibile. Anche i numerosi nastrini che decorano l’uniforme (quella di rappresentanza) sono il riconoscimento di attività ben svolte, che contribuiscono, a prima vista, a delineare il percorso formativo ed operativo di un militare. Se mai vi venisse voglia di navigare un attimo in internet per vedere cosa accade in altri Paesi, giungereste presto a convincervi che la quantità di nastrini del Gen. Figliuolo non ha nulla di eclatante, ma se non ne avete voglia o tempo, vi propongo alcune immagini. https://www.google.com/imgres?imgurl=https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/1/18/Peter_Pace_in_dress_uniform_2005.jpg/220px-Peter_Pace_in_dress_uniform_2005.jpg&imgrefurl=https://it.wikipedia.org/wiki/Onorificenze_militari_statunitensi&docid=46GcvigK6ju8LM&tbnid=xJllbiFhS1XKwM&vet=1&w=220&h=254&hl=it-IT&source=sh/x/im 

Credo si possa affermare che la scelta operata da Draghi di attingere al comparto militare abbia generato gelosie, invidie, ma prima di tutto risentimenti per la doverosa presa d’atto che di esperti che non vestono l’uniforme c’è carenza. L’esperto commissario sostituito dal Generale ne è autorevole testimone, dovendosi appropinquare nelle aule di giustizia presso le quali articolerà la sua difesa per la mala sua gestione dell’emergenza, che tuttavia non gli impedisce di esser attualmente l’amministratore delegato di Invitalia, agenzia nazionale per lo sviluppo, che gestisce i fondi a ciò necessari, essendo stazione appaltante per la realizzazione di interventi strategici sul territorio. Un sacco di parole per dire che spende i soldi dello Stato per finanziare opere. Se farà, e c’è da temerlo, come per le mascherine cinesi che si è fatto rifilare, o i banchi a rotelle e le primule a quattrocentomila euro, siamo a cavallo. Ma il mio dire di questa settimana è partito un po’ da lontano, e perciò mi accingo, con una marcia di avvicinamento, al titolo. Ultima delle news, la riforma da parte della commissione contenzioso del Senato che modificando, anzi cancellando le disposizioni senatoriali di Grasso e Boldrini, hanno accolto il ricorso dell’ex Governatore lombardo Formigoni, ammesso a percepire il trattamento pensionistico nonostante la condanna definitiva a cinque anni e dieci mesi, cui si aggiunge quella al risarcimento del danno erariale, per essersi appropriato di somme di denaro pubblico da istituti milanesi nel corso del suo mandato. Stiamo parlando del Governatore che si tuffava in mare dalle lussuose imbarcazioni degli amici. Che c’entra il Burlesque? E tutto questo non vi sembra uno spogliarello nel corso del quale si buttano in aria, invece dei vestiti, i regolamenti, le norme, le disposizioni che mettono a nudo, al posto di seni dalle splendide forme, addomi pelosi e vergognose natiche, esibendo senza pudore lo spregio per la giustizia che agitano come spauracchio solo verso il pubblico in platea, cioè i cittadini, mentre loro, gli artisti di una sgangherata compagnia di varietà di infimo ordine, ben lungi da satira, caricaturismo, farsesca parodia, si cibano come avvoltoi dei miseri resti della mitologica Dike, la bendata Dea greca che regge la bilancia della giustizia, di cui hanno fatto scempio, replicando, di sera in sera il macabro spettacolo. Ad ogni alzata di sipario il Burlesque si rinnova. Salvini, il criminale ministro dell’Interno che una Procura territorialmente incompetente sbatte alla sbarra, rinviandolo dopo la fase preliminare a processo, lo manda innocente a casa prendendo atto che non è colpevole di nulla. Un tribunale accerta che il Ministro ha posto in essere un provvedimento legittimo, condiviso da altre cariche di Governo che, come diceva un mio docente di diritto pubblico, in virtù dell’alto potere di indirizzo, decisionale, proprio del ruolo politico ricoperto, non hanno bisogno di reiterare una firma di volta in volta per avallarne l’operato, peraltro ampiamente noto, e quel Tribunale rinvia a processo il solo Salvini, che però poi assolve. Lo avrebbe fatto anche uno studente di legge appena iscritto al primo anno senza aver sostenuto neppure il primo appello. Intendo che la matricola non solo lo avrebbe assolto, ma dico di più, non lo avrebbe neppure processato. Le dichiarazioni di Palamara sul caso sono significative oltre ogni ragionevole dubbio. Accetterò la critica che mi si voglia fare, avendo trattato di questo malcostume nell’articolo dal titolo “Cromosoma Italia”, ma il ricco cartellone della tragicomica commedia all’italiana, con il suo accavallarsi di entrate in scena cui non si è sottratto neppure l’attuale Governatore della Lombardia, con il provvedimento salvavitalizio, è come se avesse sparato in scena il Capocomico, con una scanzonata sfrontatezza tipica solo del Burlesque, parodia della parodia.