TANTO PER PARLARE
Se c’è una cosa di cui non difettiamo è la parola. La migliore performance ovviamente spetta ai leader’s politici, che dell’arte oratoria sono interpreti eccelsi, e ciò gli è necessario per impressionare un uditorio assetato del loro forbito e sapiente dire. Non sembra del tutto azzardato sostenere che il sensazionalismo è un ingrediente assai efficace per calamitare consensi. Altro non trascurabile aspetto consiste nell’alimentazione del dubbio alternato alla negazione dell’evidenza, irrorando il discorso o la dichiarazione di circostanza con parole magiche del tipo “democrazia”, “giustizia”, “solidarietà”, e quante altre ancora possono sostenere la vocazione al martirio dell’oratore di turno che pone la sua intelligenza al servizio della collettività. Il fermo macchine del mese di agosto, tutto destinato alle ferie, le prime in risposta alle pandemiche restrizioni, vede un settembre rigoglioso di argomenti per le voci tonanti degli imbonitori. Primo in ordine cronologico il condannato protocollo di abbandono dell’afghanistan da parte USA. La reazione dei talebani, rischieratisi al potere, con un carico di diffusa incontrastabile violenza, è il dito puntato sul capo del Presidente americano che non ha saputo valutare la situazione. Stento a credere che l’apparato di intelligence statunitense abbia peccato di ingenuità. Mi sembra più verosimile ipotizzare, che in un lucido freddo calcolo degli effetti dell’operazione, la compensazione dei pro e dei contro abbia fatto prevalere l’opzione “via subito”. Magari scopriremo tra qualche anno i perché di Biden. Noi italiani invece, noi si che vantiamo una capacità di soluzione delle crisi che ci viene invidiata da tutti. Sfido chiunque a risolvere un mega rave party non autorizzato come quello viterbese con la grazia, l’efficacia e l’autorevolezza che ha sfollato, quando lo hanno deciso loro perché avevano finito birra e droga, le migliaia di pacifici radunisti. C’è stato scambio di sorrisi, numeri di cellulare, e a campo libero una ordinata raccolta di rifiuti che ha restituito ai luoghi la dignità di oasi naturale. Bilancio, un solo insignificante morto che non pregiudica il successo della manifestazione. I palchi nelle piazze affrontano il tema dei green pass e dei no vax a colpi di diritti costituzionali inviolabili, che al pari di parole crociate a doppio ingresso, sembrano posti a difesa di entrambi i contendenti. Intanto tra le schiere di tranquilli manifestanti con tanto di mascherine si annidano frange di violenti i cui scopi reconditi non sfuggiranno alla nostra intelligence. Per contro, le norme anticovid non consentono le processioni religiose per evitare assembramenti. A venti anni dal celebrato 11 settembre che ha cambiato il mondo si continua a parlare, tanto per parlare.