E GUERRA SIA !
di Luigi Sparagna
E’ questo il diktat di Putin che ha così svelato la sua visione zarista per la soluzione di un conflitto di potere che, dai tempi della guerra fredda, sembrava sopito e invece è più presente che mai nelle culture dei due Paesi protagonisti, USA e Russia. Ho rifiutato, nelle prime ore dell’invasione dell’Ucraina di cedere alla tentazione di pronunciare il nome “GUERRA”, per respingere con forza il significato di cruda e insopportabile disumana violenza che tale parola evoca. Devo arrendermi all’evidenza dei fatti. Seppure da parte russa le manovre in atto vengono definite operazioni speciali, evidentemente per non far scattare quei meccanismi giuridici (anche penali internazionali) che regolano laguerra, per essa intesa quella derivante da una formale “dichiarazione di guerra”, di fatto quello che sta succedendo è una guerra nel vero senso della parola. La mancanza di una formale dichiarazione di guerra, però, a mio avviso, costituisce il vero ostacolo per la comunità internazionale di poter attuare misure diverse dalle ritorsioni che si stanno studiando e ponendo in atto gradualmente. Sull’efficacia delle misure che dovrebbero mettere in ginocchio la Russia esistono incertezze dovute alla consapevolezza che esse incideranno anche sul destino dei Paesi che le emettono. La globalizzazione finanziaria, produttiva, energetica, avvolge tutte le più sviluppate realtà internazionali in una concatenazione di effetti che non risparmia nessuno. Il quesito che tutti si pongono adesso è: quanto durerà ? Forse sarebbe meglio chiedersi: come finirà ? Se Zar Putin ha scatenato tutto questo per impedire all’America di inserire l’Ucraina nella NATO, annullando la zona cuscinetto tra i due blocchi, l’inutilità di questa guerra è evidente nella misura in cui, una volta cessate le bombe, l’Ucraina sarà inevitabilmente area Russa e quindi la zona cuscinetto non esisterà più ugualmente. Il pronostico sulla vittoria Russa non è azzardato, non è affatto in discussione, tenuto conto del rapporto di forze. Ciò nonostante esiste una incognita. La rapidità della penetrazione sovietica in Ucraina avrebbe lasciato immaginare una presa di Kiev fulminea, e invece così non è. Assistiamo ad un assedio della città e ad un temporeggiare nell’acquisire i centri di potere. Delle forze Ucraine, alimentate dall’arruolamento di tutti gli uomini validi a cui sono state distribuite armi molte delle quali assicurate dall’America che le fornisce in quantità, non si vede l’ombra nelle strade e non ci sono che limitati scontri a fuoco in alcuni quartieri. Allora dove sono? Questo è l’elemento tattico che non solo impedisce una previsione sul cessate il fuoco ma addirittura propone uno scenario ancora più inquietante che mi accingo a sostenere. La guerra ortodossa è sempre, a maggior ragione se una delle parti è troppo più debole, affiancata dalla guerra non ortodossa o asimmetrica. Si tratta della guerra condotta da formazioni che combattono in maniera diversa da quella tradizionale e che, tecnicamente, danno luogo alla “guerriglia”, che in particolare nei centri abitati diviene particolarmente efficace. La guerriglia non è visibile come sul campo di battaglia, non segue metodi tipici delle manovre di combattimento come potrebbero essere bombardamenti aerei o di artiglierie, sviluppa piuttosto agguati. Tra l’altro, la guerriglia, non è detto che si esaurisca con la dichiarazione di cessate il fuoco, con la firma della resa. Se un popolo, e l’Ucraina mi pare che sia tale, non accetta la sottomissione al suo aggressore, pur cessate le ostilità prosegue con la sua lotta, e magari il vincitore le cambia solo il nome definendo questi combattenti col nome di terroristi. Ho l’impressione, dalle dichiarazioni di molti Ucraini, primo fra tutti il Presidente Zelens’Kyj, che questo sia lo scenario più probabile che Putin si troverà ad affrontare. Strano che uno come Putin, innegabilmente riconosciuto come abile stratega e politico si sia lanciato in una impresa dall’elevato rischio incognita, densa di impopolarità che a meno di colpi di scena peserà sul destino russo riportando la nazione ai tempi della guerra fredda se non a quelli ancora precedenti. Sarà sufficiente annullare un gran premio di formula 1 o un campionato di sci? Sarà sufficiente mettere le mani nel portafoglio degli oligarchi sovietici vicini al Cremlino? Al punto in cui siamo in questa folle tragedia, i cui danni creati in pochissimi giorni occorreràriparare con tempi lunghi e chissà quanti sacrifici economici da parte di chi la guerra non l’ha voluta (e speriamo neppure indirettamente provocata). Non è delitto immaginare che una morsa che colpisca il popolo russo nei suoi bisogni possa sfociare in una ribellione interna con un golpe che destituisca Putin e si affidi a un novello Gorbaciov, autore della transizione del regime Russo a quello attuale che agì in modo incruento riuscendo ad evitare una possibile e probabile guerra civile dalle conseguenze imprevedibili. Ora forse il golpe potrebbe rimettere le lancette dell’orologio indietro al tempo in cui invece che spararsi contro ci si scambiavano i vaccini anticovid.