Pontecorvo- E’ scomparso Antonio Colicci, memoria storica del bombardamento del ‘43
di Umberto Grossi
E così te ne sei andato anche tu. Questa mattina abbiamo appreso la notizia della morte del caro concittadino Antonio Colicci, classe 1932, una delle ultime memorie del tragico bombardamento del 1 novembre 1943 . Conosciutissimo in città sia per aver esercitato il mestiere di sarto per tantissimi anni, prima di diventare un operaio della stabilimento Fiat di Piedimonte S. Germano.
Ha legato la sua vita alla passione per la musica lirica ma soprattutto al servizio per la Chiesa, infatti aveva ricevuto il mandato di lettore e per tanti anni ha proclamato la Parola di Dio nella Concattedrale di S. Bartolomeo dove era anche cantore nella corale polifonica e nella quale professava la sua fede smisurata verso il Santo Patrono.
Si è dilettato a scrivere poesie, raccolte nell’opuscolo “Osiamo chiamarle poesie? “ stampato nel 2014 e tra queste si ricorda quella dal titolo “1°Novembre 1943 a Punt-Corv”, quel tragico 1 novembre di cui era stato testimone diretto, poesia che declamava agli alunni delle Scuole ogni qual volta era ospite in eventi che ricordavano quel giorno.
Per questo era diventato un punto di riferimento per i fatti accaduti durante le vicende belliche che avevano interessato Pontecorvo, tant’è che dopo tanti anni decise di raccontare quei giorni così oscuri e tristi in un libro dal titolo “basta poterlo raccontare- ricordi di guerra” edito nel 1987.
Di questo suo lavoro andava fiero dal momento che fu premiato a Pieve S. Stefano, “Città del diario”, in occasione del concorso “Premio Pieve” del 1985, e a premiarlo fu il giornalista Gianni Minà.
Lo vogliamo ricordare infine partecipe agli eventi celebrativi dell’80° anniversario di quel terribile bombardamento del 1 Novembre, quando il 25 ottobre 2023, nella sala consiliare, alla presenza delle scolaresche, in occasione dell’evento “Una lezione di storia vissuta- Testimonianze e ricordi di cittadini”, è stata proiettata una sua toccante intervista realizzata dal giornalista Vincenzo Caramadre.