FATEVENE UNA RAGIONE
di Luigi Sparagna
Ci tocca assistere da qualche tempo a fatti che ci lasciano stupiti, quantomeno perplessi, che minano profondamente le idee di ogni cittadino che si definisca onesto e desideroso di vedere gratificato il proprio senso di appartenenza ad una Patria, mi si tolleri il termine piuttosto desueto, cosicché non solo alla parata del 2 giugno si gioisca dell’essere Italiani. Desiderio, aspirazione violentati, che con puntualità ad orologeria, come le ciliegie che ognuna tira l’altra, scavano una profonda fossa al Patriota Italiano sprofondandocelo dentro con la più bieca indifferenza, alla faccia della mano sul cuore quando si intona l’Inno d’Italia. Senza scomodare le lotte intestine della magistratura e l’esempio di qualche giudice che scende in piazza come fosse un cittadino qualunque, e sarebbe ora che qualcuno gli spiegasse che non è un cittadino qualunque, altrimenti a che servirebbero i privilegi e le guarentigie che gli si riconoscono, nell’ultimo mese o poco più assistiamo a fatti a dir poco stupefacenti. Un Governatore di una Regione, peraltro apparentemente ritenuto o almeno proposto come un buon amministratore, capace e al di sopra di ogni sospetto, chiuso a chiave dentro casa con l’accusa di corruzione, dalla quale si difende con assoluta convinzione affermando che tutto il suo operato, come quello di prender soldi per adempiere il proprio dovere di amministratore, è stato fatto solo per il bene del partito e non personale. E che vuol dire? Ma proseguiamo. Un povero cristo di Generale dei Carabinieri arcinoto per aver combattuto la malavita organizzata e non, e soprattutto mafiosa, dopo ben dodici anni di processi viene riconosciuto innocente e quindi assolto, ma ripiomba nei banchi degli imputati con le stesse accuse già vagliate da chi lo ha assolto, forse in modo investigativo carente? Un Carabiniere che fa l’investigatore non agisce mai da solo, ma sempre nella piena consapevolezza dello stato delle indagini da parte della magistratura inquirente. E’inevitabile che il giudice sappia. Il povero Generale non sa che farsene della solidarietà dei commilitoni se alla bella età di più di ottantanni ancora deve stare lì a difendersi. Ma di magistrati che rimestano nei processi definiti negli abbondanti gradi di giudizio da loro colleghi non mancano esempi. Rosa e Olindo ne hanno trovato uno. In fondo la giustizia altro non è che la figlia del proprio tempo, che a prescindere dalla interpretazione della legge che andrebbe applicata tra l’altro anche con un minimo, ma minimo, di buon senso, e non guasterebbe, così da evitare che si debba accertare ogni volta se è in grado di intendere e di volere un imputato, anche quando la più evidente delle evidenze non lo richiederebbe, valga per tutti il caso di una madre che lascia una bambina con un biberon di latte per una settimana per andarsi a sollazzare il monte di venere, la giustizia appunto è figlia del proprio tempo e dei suoi interpreti. Perciò il passaggio è obbligato, chi tiene in mano la pala con la quale scava la fossa al nostro Patriota, non è l’invasore austriaco, non è il tedesco nazista, il francese napoleonico, lo Spagnolo e mi pare basti così, ma lo scavatore infido e vigliacco è colui che dovrebbe difenderci dalle aule parlamentari invece che andare in giro per festini a farsi partire colpi di pistola accidentalmente e poi raccontare fesserie sull’accaduto. Ovviamente non si dimette, come invece sarebbe successo in altra nazione che si definisce progredita. Tutti si affannano a combattere Vannacci, dimenticando che Vannacci per mestiere sa combattere, e le preferenze raccolte gli hanno fornito un bel giubbotto antiproiettile. Ma siccome la buca non era profonda abbastanza, è stata candidata, e con successo, Ilaria Salis, nota attaccabrighe, debitrice e irrispettosa della legge e dei ruoli degli addetti al mantenimento dell’ordine pubblico, che la oggi parlamentare europea ha sempre sbeffeggiato senza se e senza ma. E cosa vogliamo ancora? La poverina ha saggiato il freddo acciaio delle manette? Orrore! Ma perché solo parlamentare, facciamola Santa subito. Se fossi ancora in servizio e mi si comandasse di rendergli l’onore del presentat’arm, ad appena vederla comparire mi accascerei al suolo in piazza d’Armi talché la cerimonia abortirebbe e non avrei neppure bisogno di affrontare un processo. Nel caso, che non escludo, posso sempre sperare in una perizia psichiatrica per valutare la mia capacità di intendere e di volere. Siamo ben dentro la fossa. Fatevene una ragione.