culturasecondo piano

LO STATO PRENDE CALCI E SCHIAFFI…… E SE LI TIENE

di Luigi Sparagna

Locorotondo (BA), una pattuglia di Carabinieri interviene per sedare una rissa in un locale pubblico, e il Carabiniere viene picchiato con calci e schiaffi da uno dei litigiosi avventori. Il militare non reagisce minimamente, ma si allontana in fuga, coprendosi come meglio può il capo con un braccio, inseguito dagli aggressori che insistono nelle percosse. Il collega di pattuglia, anzi la collega di pattuglia, trattandosi di una donna, segue inebetita gli eventi e il suo compagno, tra un misto di incredula sorpresa e dubbio su cosa fare, almeno a giudicare dal video postato su You Tube dal solito immancabile testimonial. Immediate le dichiarazioni di sdegno e condanna pronunciate con fermezza da ogni parte istituzionale. L’episodio altro non è che l’apoteosi di una delegittimazione delle forze dell’ordine, perpetrata attraverso la condanna di ogni seppur minimo uso della forza per respingere un attacco da parte di delinquenti, facinorosi, e perché no, anche da parte di innocenti studenti in fase di protesta invece che di studio come dovrebbero. Il povero Carabiniere è ridotto a doversi adattare a fare la figura dello zimbello, perché se solo reagisce con uno schiaffo e l’immancabile testimonial posta in rete il gesto di difesa, scatta immediata l’inchiesta, la necessità di nominarsi un avvocato, con l’elevato rischio che un processo molto attento ad affermare il sacrosanto diritto di protestare, ritenendo le ferite in servizio un effetto connaturato al mestiere che si è scelto, comporta anche di dover spendere soldi che l’amministrazione non anticipa e in caso di condanna non rimborsa, anzi ci mette pure del suo perché richiede un risarcimento a titolo di danno d’immagine procurato. La collega del malcapitato Carabiniere, come detto innanzi, ha assistito al fatto senza nulla fare, come se la cosa non la riguardasse. Cinque anni orsono, durante una manifestazione degenerata, un piccolo contingente di Carabinieri (una decina), battendo in ritirata al cospetto di violenti facinorosi, hanno abbandonato un collega meno svelto a fuggire, che da solo e con qualche livido, pian piano ce l’ha fatta a mettersi in salvo. I fuggiaschi furono puniti e trasferiti ad incarichi sedentari. Le quote rosa fanno a cazzotti con la par condicio se in pattuglia non ci si aiuta. Forse il Carabiniere ha evitato di reagire, tra l’altro, anche per non esporre la donna ad una scazzottata. Spero che la collega del malcapitato venga punita e trasferita magari in reparti deputati ad intervenire in ordine pubblico così può prendere confidenza con le mazzate. L’Amministrazione dovrebbe rendere di pubblico dominio le azioni che intende intraprendere, altrimenti ogni opinione, come pure la mia odierna, vanno rispettate. Morale, LO STATO SI FA PRENDERE A CALCI E NON REAGISCE! Punto! Magari si dirà che il Carabiniere avrebbe dovuto chiedere rinforzi. E dove sono i rinforzi se per problemi di organico le caserme chiudono ad una certa ora e il Carabiniere libero dal servizio, celibe o ammogliato che sia, non ha obbligo di comunicare dove si trova e neppure di rispondere al cellulare. Si sarebbero dovuti avvertire i rissosi e magari brilli litiganti che dovevano avere pazienza di attendere che si rintracciassero alcuni volontari per operare una cessazione delle ostilità in condizioni di sicurezza (linguaggio meramente burocratese)? Balle! Non dico di sparare, ma una botta di manganello (Tonfa) ben assestata, anche da parte della signora collega, ci stava proprio tutta. Non mi si venga a dire che le mie chiappe non sono mie ma dello Stato che rappresento, perché se anche sono dello Stato, e a maggior ragione, non devo permettere a nessuno di prendere lo Stato a calci in culo.