Andavo a cento all’ora
Di Luigi Sparagna
…….Per trovar la bimba mia, cantava un giovane Gianni Morandi.
Ramy e il suo amico che alla guida di un maxiscooter ha bruciato un posto di blocco dei Carabinieri, alla stessa velocità hanno trovato invece ben altro che una bimba. Ramy, che dai filmati inondati su tutte le reti TV si vede accomodato con indiscutibile perizia sul posteriore della sella, perdendo il casco che devo ritenere non allacciato, ha trovato la morte in conseguenza dell’incidente che ha posto fine alla folle corsa. Approfittando di una tragedia si scatena la guerriglia nelle piazze, con assalti proditoriamente posti in essere da facinorosi ben noti alle forze dell’ordine, che ne registrano la presenza in varie città del Paese, dove i detti facinorosi si recano addirittura in trasferta manco fosse un campionato di calcio. Non stupisce che tali individui (e faccio per ora una concessione a chiamarli tali) scaglino transenne pesantissime e pali della segnaletica contro poliziotti e carabinieri, che si difendono con gli scudi senza reagire fino a quando proprio non si rende necessario respingere gli assalti con cariche di alleggerimento, che in gergo vuol dire non usare le maniere veramente forti e decise per annientare l’avversario. Come già ho avuto modo di dire in altre circostanze, in tutti i palinsesti televisivi compaiono personaggi Pirandelliani soggetti in cerca d’autore, che si propongono per esperti di qualsiasi procedimento operativo di cui non hanno alcuna dimestichezza, ed affondano nella mediocrità delle ricette di comportamento, sciorinate solo per asservirle a conflitti puramente politici senza nascondere il portato violento delle idee buttate lì senza vergogna. Ragionamenti che neppure un bambino si accingerebbe a fare tanto sono sconclusionati. Non si salva da questa saga di pseudo opinionisti intellettualoidi politicanti da strapazzo neppure chi cerca di accreditarsi come autorevole rappresentante dello Stato, e mi riferisco senza dubbio al Prefetto Gabrielli, disarcionato dalla protezione civile e dal vertice della Polizia, costretto a ripiegare a ruoli di semplice consulenza per il Comune di Milano, che vomita il suo giudizio sulla tecnica dell’inseguimento operata dalle pattuglie dei Carabinieri del caso Ramy. Non scendo nel particolare specifico perché ci rimetterei di dignità al solo lontano paragone con uno che sono certo non ha mai posto le sue terga sul sedile di un’autoradio impegnata in un inseguimento, ma di certo in assenza di un comunicato da parte del Comando Generale dei Carabinieri nel rispetto del lavoro della magistratura in corso, il danno delle sue dichiarazioni è pari a quello del Cornac (n.d.r. il nome che individua il conduttore di elefanti) che introduce il suo elefante nel negozio di cristalli. Ore 14 su rai Due nella trasmissione del 14 gennaio ospita il Generale di Corpo D’Armata dei Carabinieri, in congedo, Carmelo Burgio, che è stato ospite nel nostro Comune per presentare un suo libro sulla tragedia di Nassiriya, amico e compagno d’arme. Non gliel’ha mandata a dire a Gabrielli, con l’eufemistica ironia che gli è propria ha definito l’intervento di Gabrielli “attacca il ciuccio dove vuole il padrone”. Gabrielli, l’uomo di Stato per eccellenza, prende ordini dal partito che lo foraggia. Chi lo segue non è da meno. Di fatto, gli studenti che invece di studiare si buttano per strada a manifestare idee che ancora non hanno e quelle poche possedute sono molto confuse, si lamentano per qualche manganellata giusto per fargliela assaggiare, e tutti quelli che nelle piazze scendono col solo intento dello scontro e della guerriglia urbana, sciacallando sul destino di Ramy, che odiano vedersi sbarrare il passo da chi rappresenta l’autorità di polizia, si fanno forti dell’atteggiamento pazientevolee scevro da violenza delle forze dell’ordine chiamate a contenerne la distruttiva foga. il personale in divisa deve mettere in conto il rischio di rimetterci la vita, ma non per questo deve mettere in gioco la propria, chi corre a cento all’ora mette in gioco la sua vita, e questo è il rischio di andare a cento all’ora. La gente onesta d’Italia non ne può più di chiacchiere al vento, vuole solo poter circolare e muoversi liberamente ma anche serenamente senza temere di essere accoltellata e priva di difesa da parte di chi, facendo il proprio dovere, si vede addossare le colpe dell’incolpato per effetto di una disamina giudiziaria ammantata di sterile tecnicismi senz’anima.