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La luce di Charles si spegne troppo presto, Cassino chiede giustizia e cambiamento

Ieri sera, Cassino ha accolto con il cuore pesante e pieno di dolore la fiaccolata in memoria di Charles, lo studente ghanese dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale (Unicas), la cui vita è stata tragicamente spezzata in un incidente in monopattino. Circa mille persone hanno partecipato, unendosi in un silenzioso omaggio a un giovane che stava per completare il suo percorso accademico, eppure è stato strappato via troppo presto.

Ma la serata non è stata solo una commemorazione, è stata anche un’occasione per sollevare le questioni più urgenti che toccano la vita di tanti studenti e cittadini. Le parole di don Benedetto Minchella, parroco della città, hanno risuonato come un grido di denuncia contro il sistema sanitario locale. Con grande passione e rabbia, ha descritto la realtà che ha trovato al pronto soccorso: “Quando sono entrato in quel pronto soccorso per dare l’estrema unzione, ho avuto la sensazione di essere in un campo di guerra. Coperte stese per terra, pazienti ammassati in ogni angolo, una donna con la flebo sorretta dal nipote perché mancava persino l’asta”. Un quadro di disorganizzazione e sofferenza che, secondo don Minchella, è simbolo di un sistema in declino, dove la vita delle persone sembra essere ormai un’ultima priorità. Il parroco ha lanciato un accorato appello, sottolineando come la morte di Charles rappresenti non solo una tragedia personale, ma una ferita aperta in una comunità intera, un segno della fragilità di un sistema che ha bisogno di cambiamento urgente. “Chi ha il potere di cambiare le cose un giorno dovrà rispondere, non solo davanti agli uomini, ma anche davanti a Dio”, ha affermato con fermezza, sollevando interrogativi sulla responsabilità di chi detiene il potere e la gestione della sanità.

Nel corso della serata, un amico di Charles ha anche sollevato un altro tema cruciale: l’insufficienza dei trasporti pubblici per gli studenti universitari, che li costringe a vivere una sorta di abbandono, soprattutto nelle ore serali, quando le necessità urgenti potrebbero trovarli impreparati. “Siamo soli”, ha raccontato, riferendosi alla difficoltà di raggiungere l’ospedale in caso di emergenza. La denuncia è forte, e tocca un punto che, purtroppo, non è nuovo per molti giovani che vivono a Cassino, dove l’inadeguatezza del sistema di trasporto contribuisce a creare una sensazione di isolamento e frustrazione.

Il rettore dell’Unicas, Marco Dell’Isola, ha espresso il suo rammarico, sottolineando come l’incidente sia stato un fallimento collettivo da parte delle istituzioni: “Non siamo riusciti a proteggere i nostri studenti. La loro sicurezza e il loro benessere sono la nostra responsabilità, e oggi riconosciamo il nostro fallimento”. Ma la sua dichiarazione non è stata solo una triste constatazione. È stata una presa di coscienza che richiama tutti a una riflessione profonda. D’altro canto, il sindaco Enzo Salera ha preferito adottare un tono più misurato, evidenziando che “oggi è il giorno del dolore, non delle polemiche”, pur ribadendo la necessità che, qualora emerga una responsabilità, essa venga perseguita dalla giustizia.

Nel frattempo, l’Unicas ha deciso di conferire una laurea alla memoria di Charles, il quale stava per conseguire il titolo di dottore magistrale in Management Internazionale. Un gesto simbolico che intende onorare la sua memoria e riconoscere il valore del giovane che avrebbe potuto fare tanto, ma che, purtroppo, non ha avuto il tempo di vedere il frutto del suo impegno. Questo non è il primo caso di laurea postuma conferita dall’Università. In passato, simili omaggi sono stati rivolti a Michalina Nathalia Tarkowska, la studentessa polacca vittima di un incidente stradale, e a Altynay Rakhimova, la giovane kazaka morta a causa del Covid.

Tuttavia, sebbene questi gesti siano di per sé un segno di grande umanità, non basta. La comunità di Cassino, oggi, è chiamata a guardarsi allo specchio e a chiedersi se siamo davvero pronti a cambiare. Se il sacrificio di Charles diventi il catalizzatore per un miglioramento reale del sistema sanitario, dei trasporti, della sicurezza e delle politiche giovanili, o se rimarrà solo una tragedia da ricordare senza che nulla venga davvero modificato.

L’ombra della sua morte non deve oscurare solo i cuori, ma deve spingerci tutti, istituzioni, cittadini e università, a un impegno concreto per costruire una città più sicura, più giusta, più attenta alla vita di ogni giovane che la abita. La memoria di Charles deve essere il seme per un cambiamento che non possiamo più rimandare.