Frosinone – Idee e approfondimenti: L’atto di forza e la democrazia compressa
di Artuto Gnesi
Il dibattito politico provinciale che si è scatenato dopo il voto di domenica scorsa , pur senza alcuna presunzione e senza la minima intenzione di voler insegnare niente a nessuno, merita alcune riflessioni e qualche doverosa puntualizzazione.
Anzitutto queste elezioni sono state le meno libere e democratiche della recente storia repubblicana, non le chiamerei nemmeno elezioni ma solo atti forzati di obbedienza e tributi di riconoscenza ai capi corrente e ai big della politica locale.
Sono andati alla conta, ognuno con un suo scopo in testa ma alla fine era chiaro che l’obiettivo non era la soluzione dei problemi della provincia bensì quello di trovare una quadra o un parametro oggettivo per mettere ordine in casa propria.
Queste elezioni provinciali, sono servite a stabilire le gerarchie all’interno dei raggruppamenti politici, ad evidenziare le percentuali di forza, a legittimare le aspirazioni personali e a consacrare, rendere visibile a tutti il potere conquistato e raggiunto sul territorio.
E che non si trattasse di altro traspare dalle notizie riportate dalla stampa o dalle dichiarazioni presenti in diversi blog.
Si percepisce lo sdegno e l’ira di alcuni sindaci per aver mancato il traguardo, lsi annuncia la vendetta per far scontare a presunti alleati il flop di alcuni candidati che avrebbero dovuto dar peso e consistenza alle aspirazioni di una amministrazione comunale o essere espressione dei problemi di un territorio.
Qua e là dichiarazioni furibonde contro ‘traditori’ e ‘vigliacchi’ di ogni genere.
Ritengo invece che sia solo miopia politica e l’uso improprio del linguaggio serve a mascherare la cruda battaglia politica che oggi si è ridotta solamente all’occupazione di una poltrona e alla ricerca di un ruolo di governo per avere maggiori chances e nuove opportunità alla prossima tornata elettorale.
Mi domando quali possono essere i problemi che una città o un piccolo comune vivono in maniera drammatica e diversa rispetto ad un altro posto a qualche chilometro di distanza ? E quali sono le vicende che interessano il nord della provincia senza che esse non siano anche vitali ed importanti per il sud della ciociaria ?
Il problema della rappresentanza è un alibi, e l’invettiva contro i presunti i traditori che non hanno mantenuto la parola è la prova che queste elezioni sono stato un risiko giocato abilmente a tavolino e che è stato facile marcare stretto gli amministratori prevedendone le mosse ed esigendo, dove possibile il voto.
È puerile giustificare la rabbia e il disprezzo per il presunto oscuramento del territorio di appartenenza perché mai come in questi anni dal più piccolo al più grande comune si vivono gli stessi problemi : lavoro incerto, disoccupazione alle stelle, strade disastrate, sanità in crisi e scuole che segnano il passo.
È una perdita di tempo la discussione sugli assetti politici interni, spesso riconducibili a correnti, quando la sanità è al collasso e che per dare voce al disagio dei malati e al calvario della gente non è necessario essere di Cassino, di Frosinone o di Sora perché tutti sono a conoscenza delle file interminabili dei pronto soccorso, dela precarietà degli ospedali, delle file di attesa per le prestazioni ambulatoriali e della debole rete assistenziale territoriale.
Per sollecitare interventi propositivi per la rinascita dell’area industriale o per la bonifica della valle del Sacco non necessariamente bisogna vivere in quei luoghi, come per affrontare le tematiche dell’inquinamento ambientale e del trattamento dei rifiuti non sta scritto da nessuna parte che si è legittimati a farlo solo se si amministrano quei territori.
Per non parlare della povertà delle famiglie e della crisi del mondo imprenditoriale ed agricolo e del pericolo sottovalutato ad oltranza delle infiltrazioni mafiose.
Esiste, purtroppo da tempo un inascoltato “ S.O.S ciociaria” che va oltre la resa dei conti all’interno dei partiti e delle coalizioni.
Purtroppo queste elezioni sono il peggior biglietto da visita della politica provinciale, non per colpa delle persone elette o per gli incarichi che ricoprono, ma per il significato che hanno assunto dall’inizio, per le finalità intrinseche e perché troppo facilmente la politica non risponde alla gente in piazza ma al volere di pochi.
Noi amministratori prima di obbedire a qualcuno abbiamo l’obbligo di tutelare i diritti e i bisogni della nostra gente, senza calcoli e senza condizionamenti ma purtroppo con questo tipo di elezioni accade esattamente il contrario.
La ciociaria ha tanti problemi e ci vorranno anni per risolverli, se non si comincia non si arriverà mai, ma se si parte con il piede sbagliato si rischia di peggiorare la situazione.