San Vittore del Lazio – Confronto cacciatori e amministrazione
L’amministrazione comunale di San Vittore del Lazio si prepara al convegno di sabato prossimo sull’istituzione di un monumento naturale a ridosso della località Radicosa e lo fa promuovendo un incontro preliminare con la categoria che, in merito a quel progetto, avrebbe potuto avere più perplessità: i cacciatori locali. “Avrebbe potuto” perché dalla discussione sono emerse invece chiare linee di convergenza, con la Sindaca Nadia Bucci che non pone pregiudiziali sull’attività venatoria ma sollecita i cacciatori locali a consorziarsi, con l’assessore al ramo Amilcare D’Orsi, naturalista obiettivo e competente, che ha spiegato i motivi per cui il monumento naturale non pregiudicherà affatto il diritto all’attività venatoria regolamentata ed infine con un vulcanico Renato Antonucci, membro dell’assemblea dell’Ambito territoriale di caccia FR1, che ha rappresentato le istanze del mondo venatorio con competenza, decisione, ma anche con la lungimiranza di chi ha riconosciuto nell’azione di confronto dell’amministrazione sanvittorese sul tema forse un vero “unicum” in zona.
La prima cittadina ha parlato infatti, esordendo, di “confronto, non di riunione. Una delle necessità di trattare i temi di stasera è nata dal problema della proliferazione dei cinghiali e dall’abbattimento del capriolo da parte di bracconieri forestieri avvenuto qualche mese fa. I residenti non sono tutelati ed ho inviato due lettere agli enti competenti. Il sunto è che noi vorremmo capire come venirvi incontro”.
L’assessore D’Orsi ha precisato subito che l’istituzione del monumento naturale prevista come tema del convegno di sabato ha caratteristiche che non la fanno entrare affatto in conflitto con l’attività venatoria: primo, si tratta di un’area estremamente ridotta, spesso ricadente su pochi ettari; secondo, la cartografia in studio indica una zona attraversata da una strada dove, come è noto, le doppiette devono tacere già di loro per legge ed entro un raggio di non meno di 50 metri. Ulteriore motivo di tranquillità per le doppiette sanvittoresi, giunte in buon numero al summit, è che nella scelta dei parametri per individuare il monumento naturale si è teso a privilegiare non aree selvagge, sottraibili alla caccia cioé se incluse nel progetto, ma aree in cui la mission è tutelare specifiche condizioni, anche agricole, storiche e socioculturali. Insomma, le due faccende paiono davvero non cozzare.
Renato Antonucci, espertissimo cacciatore in primis e gran comunicatore, ha sottolineato con foga come quella del cacciatore sia passione e occasione di aggregazione sociale. “Sono un fautore dei parchi e delle aree protette – ha detto – ma solo se portano sviluppo e possibilità territoriali. La gestione del tema deve tornare alla politica, quella buona ovviamente”. L’idea di Antonucci è quella di creare un’Azienda faunistica che possa godere della gestione o quanto meno degli indirizzi pilota dell’amministrazione locale. Non sono mancate le domande degli astanti, preoccupati soprattutto dell’invasione delle quote forestiere. Il sunto è comunque che il convegno di sabato darà molte risposte a quanti si chiedono se la passione per la caccia e l’amore per le aree protette possa passare dallo scomodo ruolo di utopia a quello gratificante di possibilità.