Pontecorvo – Camele, il diavolo e la ritrovata serenità: tutti inchinati a San Giovanni Battista
Nessuna interruzione, nessun pennacchio è dovuto intervenire. Fede e tradizione. L’una accanto all’altra, libere e indipendenti, ognuna nel suo alveo e nel pieno rispetto dei ruoli. La tradizioni popolare si è ripetuta: Giovanni Mele, meglio noto come Camele assieme al diavolo, è finito nel fiume Liri, proprio come dice la tradizione risalente al 1137.
“Giovanni Mele è un privilegiato, l’unico uomo a cui è apparso San Giovanni Battista”, dice la storia, giusto. Teologicamente condivisibile e apprezzabile. “Per cui se volete buttare il fantoccio nel fiume fatelo lontano dal momento di fede”, è stato il messaggio lanciato dal collegio dei parroci con un manifesto.
Detto, fatto. Ieri, 14 maggio, nel luogo dell’apparizione lungo le sponde del Liri si è consumata la concordia: Camele e il diavolo sono stati gettati, per mano dei membri del comitato La Tradizione non si Tocca, nel fiume all’arrivo del Santo Patrono (come testimonia il video realizzato dall’avvocato Manlio Sera). Poi è stata celebrata la messa da Monsignor Gerardo Antonazzo con una bellissima omelia (qualcuno l’ha definita lectio magistralis), alla presenza dell’arciprete della Cattedrale don Luigi Casatelli e del rettore del Santuario don Lucio Fusco, e tutti si sono inchinati a San Giovanni Battista.
Qualcuno dice ci ha “messo le mani San Giovanni”. Non lo sappiamo e non lo sapremo mai, certo è che ci inchiniamo a San Giovanni Battista e plaudiamo, assieme a migliaia di pontecorvesi, tutti, ma proprio tutti, per la ritrovata serenità attorno alla festa del Santo Patrono di Pontecorvo. E così sia!
(dir.)