Editoriale – Don Roberto Sardelli: un capolavoro di vita nello spirito di umanità e pontecorvesità
Lo hanno definito il prete “degli ultimi”. Il prete “delle baracche”. Ma lui don Roberto Sardelli, 83 anni, con disarmante semplicità ripete: “Ho solo messo in pratica il Vangelo”.
Il 21 novembre nell’aula Magna della Scuola di lettere filosofia e lingue dell’Università Roma Tre è stato insignito della laurea honoris causa in Scienze pedagogiche. Un alto riconoscimento accademico per il suo percorso e per l’istruzione pedagogica tra i baraccati delle periferie di Roma.
Sabato mattina il mondo accademico, i suoi allievi e tante personalità della cultura romana sono arrivate a Pontecorvo, dove nella biblioteca comunale gli è stato consegnato il diploma di laurea, per quel “metodo educativo” coniato all’acquedotto Felice di Roma, dove aprì una scuola per i figli degli immigrati del Sud che vivevano in case fatiscenti, senza acqua, nè fogne, nè luce.
La storia, la vita di don Roberto è nota a tutti. La sua vita è segnata da libri, biografie, pellicole.
Un capolavoro di vita e una missione terrena fatta di umanità e vicinanza ai più deboli. Don Roberto ha saputo rappresentare il Vangelo, ha donato la sua vita agli ultimi e a chi non aveva niente, ma davanti a se ha trovato gli occhi di un prete che ha infuso loro conforto umano ed istruzione. Cuore, anima e corpo per mettere in pratica il Vangelo.
Ma don Roberto non ha mai lasciato definitivamente la sua Pontecorvo, dove nel corso degli anni è tornato periodicamente, dove non gli è mai mancato e non gli manca l’affetto dei familiari e soprattutto dove ora ha scelto di vivere, nel popolarissimo quartiere San Rocco.
Don Roberto è l’orgoglio di una comunità. Una comunità che, nonostante spesso stenta a dimostrare le sue radici e la gratitudine ai suoi figli migliori, è inorgoglita nell’animo per l’opera svolta da don Roberto. Un orgoglio alla sua caritatevole vita e un elogio alla pontecorvesità espressa, come molti altri suoi figli, in terre lontane.