(ex) Ministra della Difesa…..batte in ritirata
di Luigi Sparagna
Il mandato al Dicastero della Difesa ha fruttato alla Dottoressa Elisabetta Trenta un alloggio di rappresentanza e l’esperienza della “manovra in ritirata”, che l’esercito combattente attua in presenza di forze soverchianti per limitare le perdite e riattestarsi in posizione di sicurezza. La Trenta, dopo pochi giorni di resistenza agli attacchi da ogni parte per le procedure di assegnazione dell’alloggio di servizio quale ministra e riassegnazione della stessa casa in favore del coniuge, Maggiore dell’Esercito, resistenza manifestata con granitiche dichiarazioni che mai avrebbe lasciato l’appartamento, occupato con tutti i crismi della legalità, annuncia che il marito, il Maggiore dell’Esercito avente titolo, per garantire tranquillità familiare, ha avanzato istanza di rinuncia all’alloggio in questione. Manovra in ritirata per limitare i danni. Insomma, un Ufficiale col grado di Maggiore ha dimostrato più buonsenso del Ministro. In che mani era affidato il comparto Difesa? La Trenta non si è risparmiata in quanto a “bufale” propinate all’opinione pubblica. Marito demansionato e reintegrato solo al termine del suo mandato ministeriale. Marito con diritto all’alloggio di livello pari a quello occupato, corrispondente alla rilevanza dell’incarico di prima fascia ricoperto (ad avvenuta reintegrazione post demansionamento). Tutte sciocchezze. L’incarico del consorte è quello di aiutante di campo di un Generale di Corpo D’Armata, grado apicale dei Generali, unici cui spetta un aiutante di campo, ed altro non è che il segretario particolare dell’alta autorità, con il compito di aggiornargli l’agenda degli appuntamenti, assisterlo logisticamente nel corso delle missioni fuori ufficio e cose del genere, tenergli il cellulare durante una cerimonia o porgergli l’impermeabile se piove o annotare quello che l’autorità gli indica di segnare sull’agenda di lavoro. 1^ fascia? Altri aiutanti di campo occupano alloggi di servizio con caratteristiche corrispondenti a quelle previste per il proprio grado, Capitano o Maggiore, quindi di requisiti diversi dagli appartamenti riservati alle alte autorità cui sono assegnati. Insomma, un Capitano o un maggiore dei Paracadutisti assaltatori e un Capitano o Maggiore aiutante di campo occupano un alloggio di servizio con le stesse caratteristiche, e sempre che ne abbiano diritto, cioè se non dispongono di una casa sul posto di servizio. Marito demansionato e reintegrato? L’incarico non funziona come l’usucapione. Il reintegro nello stesso posto da cui si è stati trasferiti non è automatico, non è un diritto. Si aggiunga che per reintegrare il consorte, un altro Ufficiale nel frattempo succedutogli nell’incarico, è stato sbalzato via. Per dirla alla Trenta, per far posto al marito un altro collega è stato “demansionato”. Incredibile la sprovvedutezza di una Ministra. Forse la Trenta dovrebbe fare un profondo esame di coscienza per capire da dove le arrivano le bordate. Per fare ciò occorre umiltà, che non mi sembra le appartenga. Si è proposta come competente in materia di Difesa solo per aver partecipato a qualche missione all’estero, quale esperta di questioni sociali, al seguito di contingenti militari; è salita in cattedra dall’ università privata nella quale è docente alla poltrona di massima autorità del Dicastero Difesa, credendo di parlare a Generali di grado e funzioni apicali come se fossero le sue matricole. La dimostrazione di ciò? La defezione in massa dalle celebrazioni del 2 giugno 2019 da parte degli ex Capi di Stato Maggiore della Difesa, che per protocollo sono invitati e partecipano ogni anno. Nel loro comunicato stampa, gli ex Capi di Stato Maggiore della Difesa, gente che della Trenta fa un sol boccone, hanno stigmatizzato l’incoerenza dell’azione ministeriale della decaduta Ministra. Se la magistratura militare è seria, come fino ad ora ha dimostrato, potrebbe ancora riservare sorprese e vanificare la “ritirata”. La morale: chi di spada ferisce, di spada perisce.