Mala tempora currunt
Già nel corso della precedente settimana “il commento” ha riguardato il deprecabile fenomeno della corruzione che non risparmia alcun settore del nostro bel Paese. Tuttavia, e non per volersi ripetere, anche questa settimana il tema si ripresenta per una riflessione. In prima serata TV c’è solo l’imbarazzo della scelta; REPORT condotta da Sigfrido Ranucci, FUORI DAL CORO condotta da Mario Giordano, DRITTO E ROVESCIO condotta da Paolo Del Debbio, LE IENE con autore Davide Parenti ed un cast di reporter particolarmente pungenti, intrattengono le noiose serate del pubblico a casa su temi sociali e della politica con aggiornamenti, inchieste che a volte sono state utili e determinanti per far muovere la pesante macchina della burocrazia. Ma veniamo al commento di questa settimana, è stato irresistibile affrontare di nuovo l’argomento malaffare, corruzione, tangenti, visto che tutte le citate trasmissioni ne hanno parlato nuovamente facendo il giro di bussola sui vari episodi con aggiornamenti che non possono lasciare indifferenti. Sono stati riproposti il caso della crisi del CSM con Palamara e colleghi e politici connessi, è stata commentata nuovamente, sempre a proposito di magistratura, la vicenda della Dott.ssa Silvana Sagunto, già Presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, radiata dalla magistratura per aver perseguito vantaggi ingiusti approfittando della sua posizione, sono stati intervistati numerosi personaggi risultati presidenti ovvero rappresentanti in qualche modo di fondazioni non meglio comprensibili ma tutte in qualche modo legate a personalità politiche di rilievo, che maneggiano, trasferiscono, spostano quantità di denaro incredibili che ad ogni passaggio lasciano qualche obolo nelle mani del politico di riferimento. Insomma è un martellamento continuo che appena approda ai momenti di chiarimento con i protagonisti, politici e non, di questa babele tangentocratica, ci sorprende per la naturalezza, la varietà fantasiosa delle risposte cui fanno eco i soliti “non rispondo e lo farò nelle sedi adeguate”. Tema comune, già affrontato, ma vale ripetersi, quando pure si accerti una qualche colpa, irregolarità, reato, i rappresentanti istituzionali, se politici, nulla patiscono. Il magistrato viene radiato, trasferito ad altro demansionato incarico, l’imprenditore viene condannato ma tanto a lui non comporta nessuna conseguenza sul piano economico, perché è di questo che parliamo, mentre il politico rimane al suo posto, al massimo, se ministro, viene invitato a dimettersi e passare la mano, ma non la poltrona in parlamento, dove va a tenere aggiornata la statistica dei condannati in servizio effettivo nelle due aule. Allora mi viene spontaneo chiedermi e fare un parallelismo; tutti questi personaggi che si presentano davanti al Capo dello Stato e prestano Giuramento, atto previsto nella pubblica amministrazione, come fanno i militari, che solo dopo aver prestato il giuramento acquisiscono lo status di militare, perché alla violazione del giuramento non sopportano le stesse sanzioni? Mi spiego. La formula del giuramento è pressappoco identica, si giura di essere fedeli alla Repubblica, osservare le leggi ed adempiere ai propri doveri. Perché se un militare viola questi precetti è passibile di degradazione (che significa mansioni diverse da quelle che il grado rivestito e perduto comportano) e in qualche caso viene espulso dalla compagine militare, e altri “giurandi” della nostra Repubblica di violazione del giuramento non ne parlano mai? Il Giuramento è un atto solenne, una volta, quando esisteva il servizio militare obbligatorio, la cerimonia del giuramento era vissuta addirittura dalle famiglie come un momento di grande gioia, il figliuolo era diventato uomo, tutti si stringevano intorno a lui per festeggiarlo, anche se magari non gradivano il servizio militare, ma tutti gioivano per il giuramento prestato, perché un componente della famiglia si era impegnato per il Paese. Ancora oggi è così! Allora Giurare vuol dire qualcosa di molto importante. Perché se invece che in una piazza d’armi viene pronunciato in un salone di rappresentanza deve essere diverso? Quando si scoprono comportamenti che non fanno onore al giuramento non dovrebbero scaturire le stesse sanzioni? Mi sono voluto documentare meglio, perché ci deve pure essere un qualche motivo per la differenza. La formula del giuramento dei militari recita : “Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni”, quella dei ministri e sottosegretari “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”. La settimana enigmistica avrebbe proposto un quesito del tipo “trova le differenze”. Ci sono! I militari devono fare tutto quello che devono fare…. con “ONORE” (complesso dei pregi personali su cui si basa la pubblica stima) non gli altri. La pubblica stima non è richiesta. C’era una differenza, lo immaginavo. E non venga in mente a nessuno di sottolineare che la formula riservata a ministri e vice prescrive che le funzioni siano esercitate nell’interesse “esclusivo” della Nazione (il che escluderebbe la persona propria del ministro o vice che dir si voglia). Questa sarebbe una errata interpretazione. Interesse esclusivo della nazione deve essere interpretato nel senso che l’interesse che si persegue è esclusivo della nazione, cioè esclude la nazione e riguarda solo sé stessi. Mica è detto …interesse esclusivo “PER” la nazione, è detto esclusivo della nazione. Ma sta nazione che vuole? Me lo sentivo che ci doveva essere un qualche motivo per cui tutte queste trasmissioni sensazionaliste agitavano le acque inutilmente. Non hanno colto la differenza.
Mala tempora currunt.