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#Appuntamentoconlastoria# – Dicembre 1943…..

di Umberto Grossi 

Il fronte di guerra interessò la valle del Liri per  nove mesi e il risultato, dopo tante lotte e bombardamenti, fu… un cumulo di macerie e centinaia di morti. Il lungo calvario di Pontecorvo iniziò il 1 novembre del 1943,quando il primo bombardamento colpì il centro storico in pieno, seminando distruzione e morte.

Dopo questo, altri bombardamenti si susseguirono, ed in particolare anche nel mese di dicembre, come si evince dalle testimonianze e dai documenti che di seguito si riportano.

“…quello memorando del 13 dicembre quando le gigantesche formazioni aeree sganciarono tonnellate di esplosivo su questo paese già distrutto, sfidando e superando sbarramenti antiaerei piuttosto serrati, sempre per distruggere quel ponte che permetteva il collegamento tra la pianura e il mare Tirreno, ma che non cadrà mai per mano alleata”

E ancora:

“…..Ma un’altra data  resta indelebile nel nostro animo pontecorvese: quella del 13 dicembre 1943. In quel giorno aerei, in ondate successive, venuti sul nostro cielo dalle linee di guerra degli Alleati, riversarono paurosamente su di noi il loro carico micidiale di bombe….scardinarono dal suo incastellamento di ferro la nostra grande Susanna e la infransero, abbattendola con fragore al suolo!  E la scorgemmo in pezzi sulle rovine…come brandelli di un corpo dilaniato, che desta soltanto compassione….!

A seguito di ricerche effettuate dal prof. Mario Canciani presso l’Imperial War Museum-Cabinet war Reading Room di Londra Museo Imperiale della Guerra) è stata rinvenuta  una cronologia delle date dei bombardamenti effettuati su Pontecorvo inserita in “Air Force History Headquartiers Usaf 1973” The Army Air Force in World War II. Combat chronology 1941-1945”, nella quale sono riportati i bombardamenti avvenuti nel mese di dicembre 1943 e precisamente

  • 11 december – Twelf AF.P-40 and A-36’attack Pontecorvo
  • 13 december – Twelf AF.P-40 and A-36 FB attack bridges at  Pontecorvo
  • 14 december – T.AFL Lbs 4 attack roadbridges S W of  Pontecorvo
  • 15 december – B-25’s and A-20’s bomb road at  Pontecorvo
  • 25 december -A-36’s bomb road, trucks, and town area at  Pontecorvo
  • 27 december  – B-25’s bridge at  Pontecorvo, and several gun position and vehicles.
  • 28 december P-40’s and comm.. in Pontecorvo

Altro documento dove sono riportate le date,  il numero delle incursioni aeree,le località colpite, i morti,i danni causati e annotazioni varie, è la relazione della Prefettura di Frosinone trasmessa al Ministero dell’Interno nel mese di aprile del 1944, nella quale, relativamente ai bombardamenti del mese di dicembre del 1943, sono riportati i seguenti dati:

bombardamento dell’8.12.43  – zona colpita:Rione Pastine

bombardamento del 13.12.43  – zona colpita:strade di campagna – cinque bombardamenti nella giornata.

bombardamento del 14 .12.43 – zona colpita: Centro abitato – due bombardamenti della giornata-

bombardamento del 25 .12.43 – zona colpita: Centro abitato – due bombardamenti della giornata-

Dalle testimonianze e dai documenti citati si può notare come il 13 dicembre, nei nove mesi di guerra, fu la giornata più terribile per Pontecorvo e la sua popolazione.

Ma come fu vissuto quel Natale del 1943?

Ce lo racconta nel suo libro “…ed io racconto ancora”, l’ins. Elvira Mancini.

24 DICEMBRE 1943: VIGILIA DI NATALE SOTTO IL FRONTE

“ E finalmente arrivò la vigilia di Natale 1943! La mattina mi svegliai molto presto nel giaciglio in cui dormiva tuta la mia famiglia, otto persone in tutto…….Nella stamberga che fungeva da camera da letto, da soggiorno e da cucina, in un angolo era già acceso il fuoco e la mamma ed il papà vi erano vicini. La sua fiamma illuminava tutta la stanza e spandeva intorno un po’ di tepore, rallegrando anche l’ambiente. Eravamo in questa stanza, ex stalla, da circa un mese, dopo aver vissuto in altre case e dopo aver superato tante peripezie subito dopo il bombardamento del 1° novembre 1943, sulla mia cara città di Pontecorvo, in seguito al quale avevamo lasciato precipitosamente e pieni di terrore, la nostra bella, grande e comoda casa di Pontecorvo, sita nella graziosa Via XXIV Maggio, al numero civico 37, proprio all’ingresso del paese.

….A mezzogiorno, pur essendo affamati, rispettammo le regole cristiane della vigilia e saltammo il pranzo, rimanendo digiuni, come era stato fatto sempre in famiglia. La sera cenammo bene, perché nel sacchetto tedesco la mamma trovò tanta roba e persino una scatoletta di alici in salamoia. Vicino al fuoco, dopo cena, la nonna che conosceva bene la storia sacra, rievocò il racconto evangelico della nascita di Gesù: ma la mamma e il papà, sospirando e guardandosi negli occhi, rievocarono le vigilie dei natali precedenti, quando in casa nostra si riunivano i vicini con noi e tutti insieme, mentre le donne e i bambini giocavano a tombola e gli uomini a carte, aspettavamo che giungesse l’ora esatta per recarci in cattedrale dove l’arciprete don Valentino, assistito e circondato da tutto il Capitolo, celebrava solennemente la Santa messa di mezzanotte durante la quale nasceva Gesù.   

25 DICEMBRE 1943: GIORNO DI NATALE.

“ Natale, giorno santo,giorno atteso con gioia, giorno festeggiato con giubilo in tutto il mondo cristiano:”Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”. La pace, però, poteva essere in altre parti del mondo, ma non in Italia, non a Cassino, a Pontecorvo, o là dove eravamo noi rifugiati, da noi c’era la guerra; da noi c’era il fronte distante meno di dieci chilometri in linea d’aria, la gente soffriva la fame e cadeva vittima delle bombe, delle cannonate e della mitraglia. NATALE 1943. Dunque Natale di guerra,un Natale per noi lontani da casa, diverso da tutti gli altri ; natale con la fame , pieno di nostalgia di rimpianto e di dolore. Dalla mattina c’era, però, intorno a noi uno strano silenzio, un silenzio vuoto, sospeso nell’aria; non si udivano rumori di armi, di aerei, di allarmi, né grida di donne, né pianti di bambini. Nei giorni precedenti, all’improvviso , in ogni istante, si sentivano il rumore delle armi che sparavano, il sibilo dei proiettili dei cannoni che cannoneggiavano Pontecorvo per distruggere il ponte sul fiume Liri; si sentiva il suono cupo e spaventoso degli aerei pesanti che volavano alto passando sulle nostre teste e che cominciavano a  scendere a quota più bassa per prepararsi a sganciare il loro carico di morte, di distruzione e di annientamento sulle case, sui palazzi storici, sulle piazze, sulle vie e su quell’unico ponte sul Liri di Pontecorvo che era la via che durante la notte i tedeschi dovevano percorrere necessariamente per andare verso il mare e poter raggiungere altre zone del fronte, a Formia, a Gaeta, e che gii eserciti alleati non riuscivano mai a colpire……..Mio padre noi tutti uscivamo fuori, nella campagna, ci mettevamo sotto un capannaccio e seguivamo gli aerei nel cielo durante il loro tragitto e vedevamo quando, abbassandosi all’altezza di Pontecorvo, lanciavano nel loro “palline”, le bombe, che, appena toccavano la terra, scoppiavano con un forte boato, innalzando nel cielo un’enorme nuvola di fumo e di polvere……….

Intanto nella nostra stanza-stalla, vicino al fuoco acceso in un angolo, senza nemmeno la cappa del camino, la famiglia si riuniva, sedendo sulle dure panche di legno. Nessuno parlava ed erano già le undici.  Sul fuoco, su un treppiedi c’era una pentola che bolliva e intorno c’era la mamma che girava la polenta.Ogni tanto il papà la scambiava in questo lavoro pesante, perché la polenta era tanta: doveva sfamare otto persone che avevano sempre fame. A pranzo però mangiammo solo una bistecca ciascuno, regalataci dal soldato tedesco che ora suggerimento del papà, chiamavamo l’ufficiale. Subito , dopo il pranzo, uscimmo all’aria aperta……C’era un silenzio profondo intorno. Non si sentiva nessun rumore; né uno sparo, né uno scoppio, né un rombo. C’era una tregua da parte dei contendenti, un “cessate il fuoco” di ventiquattro ore, ma noi non lo sapevamo e perciò eravamo stupiti.

Intanto cominciava a scendere la sera e l’aria diventava sempre più fredda e pungente, Papà prese una “torza” ( una fascina) di “frasche” ( rami sottili di alberi) e la portò dentro la camera e la mise sul fuoco. Anche noi ragazzi entrammo dentro e ci sedemmo vicino al fuoco per scaldarci. Si avvicinava l’ora di preparare il lettone per terra e vidi la mamma che guardava dalla parte dove erano ammucchiate tutte le nostre povere cose da stendere sull’impiantito. Da un lato la nonna, che vi sedeva per prima ( ella era sempre al primo posto per rispetto e per amore,) taceva inspiegabilmente: non aveva aperto bocca durante tutto il giorno. Era anche lei oppressa dai ricordi e dalla nostalgia del tempo passato?………….”

Quello del 1943 fu quindi un Natale pieno di tristezza che riempiva il cuore amareggiando l’anima.