Coronavirus. Tra preoccupazione e fiducia.
di Luigi Sparagna
Il Coronavirus ha compiuto il suo lungo viaggio dalla Cina all’Italia, per ora localizzato principalmente in Lombardia e Veneto dove si sta facendo di tutto per circoscriverlo. Inevitabile qualche fake-news che però è passata veramente inosservata. Medici e ricercatori descrivono questo virus come non più pericoloso di quello influenzale assai più conosciuto, e comunque hanno reso noto che la cura degli ammalati è stata condotta utilizzando farmaci antibiotici ad ampio spettro, validi per altre patologie. Manca un vaccino, ma sarà prodotto, avendo isolato il virus, grazie al notevole lavoro condotto allo Spallanzani, è bene ricordarlo. Ci sono state vittime, ma principalmente si tratta di persone molto anziane con un quadro clinico pregiudicato da altre preesistenti gravi patologie, per cui il virus ha rappresentato un insostenibile aggravamento fatale per la loro sopravvivenza. L’informazione alla popolazione, le misure di prevenzione in atto fin dai primi minuti, quelle per l’isolamento delle aree colpite e quindi per il contenimento della diffusione epidemica sono il frutto di concordati e tempestivi protocolli sia delle autorità sanitarie che di governo, la cui validità è riconosciuta in ambito OMS. Il quadro non dovrebbe essere tale da destare allarme oltre ogni ragionevole preoccupazione, e fenomeni di accaparramento di alimenti in zone ancora non epicentro di infezione può essere derivato da eccesso di preparazione al peggio, vista la durata dei periodi di quarantena ove necessari. Abbiamo visto di peggio, se ci viene raccomandato come primo comportamento di protezione l’igiene in particolar modo lavandosi spesso le mani. C’è da aspettarsi, comunque, che nonostante tutto, la diffusione interessi anche altre zone del Paese, ma se ha funzionato il cordone sanitario il fenomeno potrebbe essere contenuto. Non ragioniamo sul se, ma restiamo ai fatti. Si registrano guarigioni, si è ottimisti da parte delle autorità sanitarie che in tempi ragionevoli si risolva questo fenomeno infettivo. Una nota stonata comunque c’è, e si tratta della solita bagarre dei politici che non smettono mai la loro campagna elettorale, questa volta incentrata sulle competenze Regionali in ambito sanitario che qualche Presidente di Regione vede sminuite o pregiudicate impunemente dal governo centrale, anzi dal Premier. Il Governo, ma è il mio parere, ha l’obbligo di garantire il Paese in simili circostanze. Non c’è necessità, per ora, ma siccome certamente i protocolli sanitari non possono essere differenti da Regione a Regione, un indirizzo uniforme è necessario, opportuno, doveroso, e se il governo decidesse di avocare alcune funzioni non sarebbe usurpazione di alcunché. Quando il tema salute diventa emergenza, la politica deve cedere il passo, ovvero saper contribuire essa per prima alle soluzioni. A parte la nota stonata, mi sento di dire che si sta facendo tutto ciò che è necessario fare. Possiamo attendere ancora prima di stivare provviste come se fossimo in guerra. Buona salute a tutti.