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L’ITALIA SIAMO NOI ( ottavo atto )

di Luigi Sparagna 

E’ iniziata la fase due. Tra quindici giorni sarà possibile analizzare i primi dati e valutare l’impatto della concessa libera uscita. L’attenzione ora si sposta sul fronte della strategia politica per risolvere il problema della ripresa economica. Un calo del PIL stimato grave per il 2020, non solo per l’Italia, è il più chiaro indice del danno creato dalla pandemia che però si prevede in ripresa nel 2021. Tutto sommato visto che siamo già quasi al primo semestre di quest’anno, che venga prevista la ripresa nel 2021 è incoraggiante. Ma mentre queste sono previsioni che rischiano di risentire di altri imprevedibili variabili, sono le conseguenze immediate per la nostra economia che si presentano colorate a tinte fosche. Ho maturato in questo periodo il sospetto che la “rateizzazione” dei divieti e degli aiuti governativi sia frutto di ben meditata gestione dell’evento piuttosto che di condotta non del tutto illuminata. A questo sospetto, che renderebbe merito all’abilità gestionale di chi conduce i giochi, si oppone la constatazione che alcuni importanti protagonisti seguono percorsi diversi da quelli individuati a livello centrale. Alcune Regioni reagiscono a colpi di autonome ordinanze che vengono impugnate dal Governo innanzi ai competenti organi della magistratura, le banche non sono tutte coerenti nell’adottare protocolli come concordati con il Governo facendo registrare ritardi nell’erogare i previsti contributi, i decreti che dettano le regole della fase due, ancora una volta presentano aree di genericità e disparità di trattamento non apertamente partecipate, alimentando la tendenza dei singoli a comportamenti di reazione potenzialmente non prudenti. Il tema più caldo, è il caso di dirla così, sono le vacanze estive, di cui tutti, risparmi permettendo, sicuramente avranno bisogno, in primis gli operatori e gli imprenditori di settore, pena un altro grave contraccolpo alla nostra economia. In Europa sarà necessario giocare bene la nostra parte, far capire insomma che la straordinarietà della situazione è tale da dover essere affrontata con straordinarietà di provvedimenti che non possono non stravolgere le regole valide in tempi normali. Il poker che si dovrà giocare sul tavolo verde dell’Unione stavolta va giocato a carte scoperte. Tutti hanno maturato crisi, tutti dovranno affrontare l’emergenza, tutti dovranno uscirne limitando i danni verso una ripresa concreta. Staremo a vedere. Ma per tornare più vicini ai problemi della nostra vita quotidiana, mi sento di sostenere che agli Italiani non è più tempo di puntare l’indice a limitarne l’ordinaria vita quotidiana. Le istruzioni ricevute costituiscono un bagaglio appreso di comportamenti che aiutano nel senso di contrastare il COVID 19, e se poi ancora qualche contagio vi sarà deve rappresentare una sorta di accettazione del rischio da entrambe le parti, Governo e cittadino. E’ necessario per vivere. D’altronde questa accettazione del rischio già è parte di noi; tutti i giorni, andando in metropolitana dove le scale mobili si guastano e scaraventano a terra passeggeri, viaggiando in treni che deragliano, percorrendo ponti che crollano, e via discorrendo. E’ accettazione del rischio di vivere in questo nostro mondo. Piuttosto speriamo che si giunga presto a un vaccino o a metodi di cura efficaci, confidando che in natura altri mutati virus non si presentino a turbare le nostre giornate. Se ero ottimista durante la prima fase che sarebbe andato tutto bene, come scritto da più parti in più parti, lo sono meno ora che il problema si sposta dal mondo della salute a quello del lavoro e della ripresa. Il lavoro, gravato da troppe contraddizioni e buchi neri come ad esempio il mondo del sommerso, spesso contiguo se non parte di quello regolare, di cui guarda caso ora facciamo finta di accorgerci, con la conseguente difficoltà a prevedere un piano di interventi che non penalizzi chi era in regola rispetto a chi eludeva le norme e ora pretende, per non sopperire trascinandosi dietro interi importanti settori, sostegno analogo a quello di tutti coloro che sono stati alle regole del gioco. Il resto conta meno e si può risolvere senza troppi sacrifici, e penso alle scarcerazioni in era CORONAVIRUS, adesso è in gioco l’Italia. Bando alle schermaglie!

L’Italia siamo noi.