Onorevole Rossi: “Sulle case green direttiva europea da rivedere”
Dichiarazione dell’onorevole Maria Veronica Rossi, deputato della Lega al Parlamento europeo: “Come al solito, il sottile confine tra buonsenso e follia in Europa è stato valicato nella parte sbagliata. La direttiva sulle case green si candida ad essere l’ennesima ecofollia, che rischia di mettere in ginocchio la gran parte degli italiani. Ancora una volta un’impostazione marcatamente integralista di un ideologismo ambientalista discutibile profila all’orizzonte uno scenario che può portare più costi che benefici. Se è vero, infatti, che una maggior sensibilità ai temi ambientali è da considerarsi giusta, è altrettanto vero che ogni scelta in tal senso non dovrebbe mai prescindere dalle ricadute sociali ed economiche conseguenti. L’adesione alle istanze dei cittadini è proprio quel che le indicazioni di Bruxelles hanno sempre trascurato, preferendo invece attenersi a obiettivi di stampo ideologico. In base alla direttiva, la novità più importante del testo riguarda le ristrutturazioni. Ogni Stato membro dovrà adottare un piano nazionale che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali: l’obiettivo è un taglio del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Entro il 2050 il parco residenziale dovrà essere a zero emissioni. I Paesi potranno decidere su quali edifici concentrarsi. L’unico vincolo sarà garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto attraverso la ristrutturazione degli edifici con le peggiori prestazioni, quelli più energivori.
Il patrimonio edilizio italiano non è dei più moderni. Secondo i dati Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, circa il 74% di abitazioni in Italia è al di sotto della classe D, che rappresenta un’efficienza energetica media. A dominare è la classe energetica più bassa, la G (34%), seguita da F (23,8%) ed E (15,9%). Si tratterebbe di mettere mano su oltre 9 milioni di case con costi che si aggirano attorno ad almeno 55.000 euro a famiglia. Tutto ciò per avere una riduzione delle emissioni nocive intorno allo 0,11%. I costi sociali, quindi, ad oggi, in questo momento storico, sarebbero eccessivi. La tutela dell’ambiente, soprattutto a vantaggio delle nuove generazioni, è una battaglia nobile e condivisibile, ma, nell’approcciare al tema e nel prendere decisioni impattanti sul sistema economico e sociale, bisogna sempre farsi guidare dall’equilibrio e dal senso pratico. Tra l’indifferenza e l’integralismo ideologico c’è sempre una terza via che è quella del buonsenso, ed è quella che dobbiamo percorrere. Sulla direttiva sulle case green va necessariamente riaperto il dibattito e vanno apportate delle inevitabili modifiche, perché c’è un modo ragionevole per raggiungere obiettivi importanti per l’ambiente e per i cittadini. In sede di voto mi sono espressa per il “no”, così come ha fatto il resto del gruppo parlamentare di mio riferimento, perché ritengo che il provvedimento, così come è concepito, vada a danno e non a beneficio dei cittadini”.