L’8 settembre 1943, l’Italia spezzata in due. Geograficamente e politicamente
Di Umberto Grossi
Il 1943 fu un anno terribile per l’Italia, non solo per la guerra persa, ma perché l’8 settembre si rivelò uno dei momenti più tragici della sua storia. Fra i tanti mali che furono la conseguenza dell’8 settembre, quello più grave fu certamente la divisione degli animi.
Di colpo, dalla sera alla mattina, gli italiani e soprattutto i soldati, si trovarono di fronte ad una scelta drammatica alla quale non erano assolutamente preparati,. la scelta fra le “due Italie”: quella che approvava l’aver sconfessato le alleanze e quella che invece riteneva un dovere mantenere fede ai patti.
L’Italia si trovava nell’occhio del ciclone; le sue città venivano bombardate, le speranze di vittoria o anche di un onorevole compromesso si erano disciolte in quanto gli Alleati avevano lanciato il monito di una “resa incondizionata”.
Gli Alleati erano sbarcati in Sicilia per proseguire da qui l’offensiva sul territorio italiano, attraverso altri piani di sbarco ormai imminenti,risalendo la penisola.
Il maresciallo Pietro Badoglio,che era stato nominato dal Re Capo del Governo Italiano, dopo la destituzione di Mussolini, annunciò che “la guerra continua”, e pur mantenendo i patti dell’Asse, intraprese trattative segrete con gli Alleati per un armistizio.
La sua preoccupazione maggiore era di come uscire con onore da una guerra sempre più distruttiva e senza provocare una reazione preventiva dei tedeschi, pur sapendo che Eisenhower non avrebbe accettato altro che la resa e che quindi non vi erano speranze di alternative accettabili.
Stabilì quindi di inviare un emissario a contattare gli Alleati e scelse un militare, il generale Giuseppe Castellano, membro della Stato Maggiore.
Castellano il 12 agosto partì, ma invece di viaggiare in aereo, raggiunse Lisbona in treno, impiegando cinque giorni.
Egli non aveva né istruzioni relative ai termini in base ai quali sarebbe stato sottoscritto un armistizio accettabile per Roma, né le credenziali per negoziare, requisito questo che gli Alleati avevano chiaramente dichiarato necessario.
Pertanto il suo arrivo in Portogallo fu oggetto di sorpresa e soprattutto diffidenza e sospetto che fosse stato inviato per cercare di scoprire i piani di sbarco e nonostante si fosse rivelato persona degna di fede, gli Alleati pensavano che non potevano rischiare che quei piani fossero resi noti ad altri, oltre che agli ufficiali alleati incaricati di attuarli.
Quando gli furono mostrate le condizioni di Eisenhower per l’armistizio, Castellano potè solo rispondere che non aveva alcuna autorità per accettare o rifiutare e che non poteva fare altro che comunicarle al suo governo e per questo fece ritorno a Roma il 27 agosto; in altre parole altre due settimane erano state sprecate con la guerra che comunque continuava.
L’unica informazione utile fu che le condizioni dell’armistizio sarebbero state rese più favorevoli per l’Italia nella misura in cui Badoglio si fosse dimostrato disposto a contribuire coi fatti a sconfiggere Hitler.
Non conoscendo i piani dello sbarco Badoglio cercò di guadagnare tempo rimandando indietro Castellano con le sue controproposte, con la richiesta che gli Alleati sbarcassero non a sud ma a nord di Roma.
I generali anglo-americani si mostrarono ancora di più perplessi quando Castellano il 31 agosto ritornò senza risposte definitive e senza alcuna autorità per negoziare e firmare una tregua.
La risposta degli Alleati fu che uno sbarco sulla penisola era imminente e che Badoglio aveva altra scelta che firmare un armistizio immediatamente., in caso contrario le eventuali condizioni per la pace sarebbero state molto più dure.
Il 1° settembre venne convocato un consiglio di guerra ristretto nel quale vi furono posizioni favorevoli ad accettare quello che veniva offerto e posizioni contrarie, ma alla fine venne concordato di mandare Castellano in Sicilia con un’accettazione verbale delle condizioni americane per l’armistizio e però senza autorità per la firma del trattato, ciò con la speranza di conservare un margine di libertà d’azione fino a quando non fosse stata più chiaro l’esito degli avvenimenti.
Tale comportamento fece si guadagnare altri due giorni al governo, ma non fece altro che far crescere in Eisenhower la crescente convinzione di non potersi fidare di Badoglio.
Al suo arrivo in Sicilia, Castellano si trovò di fronte ad una reazione di ostilità e incredulità, tanto che mandò urgentemente un messaggio a Roma, in cui rappresentava che l’unica speranza era che gli venisse conferita l’autorità per firmare.
La risposta fu un altro diniego,ma solo dopo un’altra e ancor più pressante richiesta, l’autorizzazione arrivò infine alle ore 17 del 3 settembre e l’armistizio fu così concordato e firmato.
CASSIBILE ( Siracusa): è il 3 settembre 1943, e sotto una tenda militare viene firmato l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati. Le firme sono del generale Giuseppe Castellano, in borghese e del generale Walter Bedell Smith.
Sono presenti il generale Eisenhower, il commo,doro RoyerDick, il generale Lovell Kenneth, William Dobson Strong .
Le condizioni fissate a Cassibile equivalevano ad una capitolazione,ma le sole altre alternative possibili sarebbero state anche più disastrose e del resto vi era l’impegno scritto degli Alleati che tali condizioni sarebbero state alleviate se l’Italia avesse collaborato alla distruzione del nazismo.
Per aiutare l’Italia ad evitare ritorsioni da parte dei tedeschi, venne concordato altresì che l’annuncio dell’armistizio da parte italiana sarebbe stato dato solo appena prima dell’inizio dell’invasione alleata.
L’8 settembre, alle ore 19,45, quando già Eisenhover per radio aveva detto al mondo che “le forze armate del governo italiano si sono arrese incondizionatamente” e che il governo italiano aveva ha accettato i termini dell’armistizio senza riserve, Badoglio dai microfoni dell’Eiar informò gli italiani con un suo annuncio, che era stato firmato l’armistizio il 3 settembre..
Il 9 settembre il Corriere della Sera titolava in prima pagina: “ARMISTIZIO.Le ostilità cessate tra l’Italia, l’Inghilterra e gli Sati Uniti”, riportando il testo del messaggio di Badoglio.
L’Italia si illuse che la guerra fosse finita. Ma il paese piombò nel caos
Il proclama nel testo letto da Badoglio si presentò ambiguo e fu foriero di avvenimenti tragici, in quanto tutto precipitò.
Il re e Badoglio, con generali e ministri, imbarcatisi sulla corvetta Baionetta della Regia Marina, fuggirono verso sud, rifugiandosi a Brindisi .
L’Esercito si ritrovò senza ordini e allo sbando; i soldati vennero disarmati dai tedeschi e chi potè si svestì della divisa e in borghese cercò di raggiungere la propria casa.
L’armistizio espose l’Italia alle rappresaglie dei tedeschi, che dopo l’arresto di Mussolini avevano attraversato i confini e occupato diverse città del nord e del centro con alcune divisioni della Wermacht e il 10 settembre, dopo i combattimenti a Porta S. tra l’esercito italiano appoggiato dalla popolazione e le forze tedesche nettamente superiori, Roma cadde in mano alle truppe del Generale. Kesselring che violò la dichiarazione di “città aperta”, occupandola militarmente.
Il Paese si ritrovò diviso in due; la divisione fu geografica, sociale e morale. Metà è occupata dalle forze tedesche e a nord si formò la Repubblica di Salò, l’altra metà era in mano agli Alleati che sottoposero i territori occupati a un’amministrazione militare ma in tutta l’Italia occupata iniziò a nascere un’opposizione clandestina per combatterecontro i nazifascisti.
Per molti mesi, quindi, l’Italia venne sconvolta dalla guerra civile, con tutte gli episodi di accanimento, crudeltà e ferocia che la storia ha tramandato.
Tagliata in due dalla linea gotica, fu un Italia di due nazioni, destinate ad avere esperienze diverse; il sud liberato dagli alleati ma con scarsa partecipazione del popolo, presentava ancora una civiltà contadina che rifletteva il passato legato alle vicende pre-unitarie e non aveva una coscienza politica; il nord vide nascere la Resistenza in una società che voleva far valere una certa volontà popolare di libertà.
In questo clima si accentuarono le antiche differenze: nord e sud; città e campagna; classe operaia e contadini; ricchi e poveri.
Le sofferenze della popolazione divennero sempre più insostenibili.
Ciascuno pensò anzitutto alla sopravvivenza, organizzando la propria vita in funzione egoistica in maniera da soddisfare per quanto possibile le proprie esigenze elementari e ciò fino alla fine della guerra nel 1945.
Nello stesso tempo la penisola diventa il teatro di una guerra di posizione da sud verso nord tra gli eserciti contrapposti, dove i rilievi montuosi favoriscono l’azione difensiva delle truppe tedesche, annullando la superiorità degli alleati in mezzi blindati e uomini, e Monte Cassino ne è un esempio diventando il centro di accaniti combattimenti.